martedì 21 ottobre 2014

L'AUTUNNO DELLA VITA

Mi capita spesso di sentire i miei amici, e amiche, lamentarsi del tempo che passa.
Avevo quarant'anni e già si lamentavano, dicendo che non c'era più la voglia di divertirsi e fare scorribande, che si cominciava ad apprezzare le cene a casa etc.
Io non ci vedevo niente di male.
Adesso che gli anni sono cinquanta, quelle persone si lamentano degli acciacchi, del sovrappeso, delle rughe e sento raramente parlare delle cose belle che la metà della vita conserva.
Dico metà perchè sono ottimista, anche se l'idea di compiere cent'anni non mi sorride molto, ma diciamo che sono in autunno, con le foglie di colori meravigliosi, ma secche, e l'aria già freddina.
Come dico sempre, l'alternativa all'invecchiare è una e nessuno la preferisce alla vecchiaia: allora perchè lamentarsi continuamente?
Io non amo le rughe, le mani che invecchiano, quando prima erano bellissime, ma godo quello che la mia anima mi regala: quando ero giovane, volevo esplorare, volevo vivere le passioni e niente mi sembrava abbastanza eccitante da smettere la mia ricerca.
Ho viaggiato, ho amato e ho fatto errori.
Sono tornata a casa decine di volte, pronta a ripartire.
Adesso, sto bene a casa mia, i sogni li ho vissuti tutti fino in fondo e mi piace il mio corpo che cambia, significa che è ancora qui.
Ieri ho visto passare il figlio del mio panettiere: ha un motorino con davanti un grande cesto con il pane da consegnare: prima di lui, in bici quando ero bambina, c'era suo padre che faceva lo stesso.
Ci sono negozi che c'erano anche quando ero bambina.
E improvvisamente, ho avuto un pensiero che ha reso tutto il mio passato degno di essere vissuto.
Ognuno di noi vive la vita che vuole: guardavo quel ragazzo fare il lavoro del padre, senza mai essersi mosso da Verola, e mi dicevo che io non avrei potuto farlo.
Io sono povera, rincorrendo i miei sogni ho perso tutto, ma non avrei potuto vivere la vita del mio panettiere, che invece è felice perchè probabilmente ama il suo paese e la sua vita così com'è.
Mentre arrendersi, sognare senza vincere mai la paura di restare povera come sono rimasta io, quello è davvero sprecare la vita.
Un moto di gratitudine per Dio, che mi ha dato il coraggio per scegliere la strada difficile, che mi da il coraggio di vivere i frantumi dei miei sogni e, in tutto, è sempre stato con me e mi regalato la fede, mi ha riempito il cuore.
Dio è anche nelle scelte sbagliate, anche quando non lo ascolto: so che spesso mi ha ostacolato, per impedirmi di prendere strade senza ritorno, quindi credo che se mi ha lasciato percorrere strade che mi hanno condotto alla povertà, avevo bisogno di quello.
Ma non mi ha mai abbandonato.
E l'altra mattina, vedendo passare il panettiere, mi sono detta che sono felice, che non è vero che vivere il fallimento dei propri sogni è la cosa peggiore che si possa avere.
Non viverli è la cosa peggiore.
Essere frustrati, sognare non apprezzando la vita di ogni giorno è la cosa peggiore.
Credere che una vita migliore sarebbe stata possibile, ma la paura ci ha fermato.
Ecco perchè le rughe e il mal di schiena non mi fanno paura.
Ecco perchè ho vissuto fino in fondo la fregola degli anni giovani e ho pagato caro.
Ecco perchè mi piace andare al parco a fotografare la nebbiolina d'autunno, consapevole che adesso questa è per me una gioia.
Coccolare il mio cagnolino, mangiare a casa, poltrire e chiamare un'amica per dirle quanto male fanno le ginocchia.
Penso agli amici che non ci sono più, che un incidente o una malattia han portato via.
E a loro dedico quello che mi resta, in questi anni non più pieni di sole, ma ancora pieni di colori caldi e commoventi.

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