lunedì 26 gennaio 2015

COSA VUOI ESSERE?

Tutti abbiamo un sogno.
Cresce con noi, ci segue a scuola; è con lui che affrontiamo il primo giorno di scuola e i turbamenti dell'adolescenza.
Parlo di quella cosa che ci illumina quando la pensiamo, che ci fa sentire bene.
Parlo del motivo per cui siamo su questa Terra.
Ognuno di noi ne ha uno e quando nasciamo, lui nasce con noi, piccolo, piccolo.
Fatichiamo a capirlo, ma cominciamo a scegliere un gioco anzichè un altro: un mio amico curava i giocattoli e poi 'provava la febbre' alla mamma e al papà, poi ai suoi fratelli.
Oggi è un medico, ma non solo: fa parte dell'equipe di Medici senza Frontiere e passa le sue ferie a loro disposizione.
Dice che fin da quando era piccolo, sentiva che avrebbe 'guarito', senza nemmeno sapere cosa realmente la parola significasse.
Io, da bambina, ero affascinata dalle interpreti: quelle donne che si vedevano in tv accanto agli uomini di Stato in visita, che parlavano vicino a un presidente.
Ero piccola, quattro anni, e avevo due passioni inspiegabili per l'età: i Maya e fare l'interprete.
Un popolo estinto ed enigmatico e un lavoro che metteva in contatto mondi altrimenti distanti.
Crescendo, i miei assecondarono il mio sogno facendomi studiare, ma perchè i miei insegnanti avevano detto che non ero abbastanza intelligente per fare l'università.
Sia alle medie che al liceo.
Mi guardavano e non mi capivano.
E io mi chiedevo che lingua avrei dovuto imparare per spiegare il mio mondo al loro.
Feci la Scuola Interpreti, ma anche lì mi dissero che non avevo la stoffa per fare l'interprete: troppo timida, troppo poco intelligente.
Al massimo, mi dissero, troverai da tradurre libri.
Come un insulto, lo dicevano.
Io ero, per tutti, la Federica, quella volenterosa, ma poco dotata.
Il primo che mi disse che ero speciale fu il mio terapista.
Ma lo catalogai un complimento professionale e non mi scosse dal mio mondo.
Scrivevo.
E parlavo in pubblico a riunioni cattoliche.
La gente cominciò a dire che dicevo cose interessanti, che li facevo stare bene.
E allora cominciai a dire:
"Anche voi potete dirle! Guardate nel vostro cuore: cosa vedete?"
E la gente cominciò a raccontarmi cosa vedeva.
C'erano mondi non tradotti, speranze calpestate, sogni mai cresciuti.
E io cominciai a farli parlare con loro, far parlare l'anima con il corpo.
E cominciai a vendere qualche libro, a fare conferenze più ampie.
La gente diceva che ascoltandomi, si sentiva bene.
E capii che quelli che mi avevano calpestato, denigrato, deriso, erano solo divisi dai loro pensieri, dalla loro grandezza.
E io potevo metterli in contatto con essa.
Ero diventata l'interprete che sognavo da piccola.
Credete in voi stessi, credete ai vostri bambini.
Niente di quello che sognate è lì per caso.

venerdì 16 gennaio 2015

DISCUTERE SU FACEBOOK

Facebook e tutti i suoi nipotini, pinterest, instagram e tutti quei luoghi virtuali in cui ci troviamo a parlare, diventa spesso lo specchio della nostra anima, raccogliendo gli umori della nostra giornata.
Molti dipingono una loro vita fatata, piena di eventi, foto felici, incontri e foto.
Altri mettono foto divertenti, links ironici, ma sempre in linea con le loro idee, le loro speranze di giornate belle e piene di amore.
Tutti, abbiamo la possibilità di cancellare e persino bloccare qualcuno che ci da fastidio, anche se quell'opzione facebook l'ha fatta per cancellare gli stalkers, quelli che diventano pericolosi.
Quando abbiamo scoperto che bloccare qualcuno, o levargli l'amicizia, era così corroborante per il nostro ego?
Forse un giorno che, rabbiosi, ci siamo scagliati contro qualcuno e abbiamo scoperto che levare l'amicizia era il gesto più offensivo che potevamo fare, visto che tutti lo vedono.
Chissà, fatto sta che abbiamo cominciato a sentire quel senso di onnipotenza che prima avevano solo le persone di prestigio sociale, cioè definire il valore di qualcuno emarginandolo.
"Guarda, ha solo 100 amici" si usa dire adesso...come prima ci si rivolgeva guardando un mentecatto, o una donna sola, senza pensare che magari quelle persone vogliono solo amici veri, conosciuti davvero.
Quando qualcuno non ci piace, zac, cancellato.
Facile.
Veloce.
Lo posso fare anche io.
Quando ero depressa, cancellavo tutti, mi compiacevo di vedere il mio profilo senza un amico.
Cancellavo così il mondo.
Poi, ho scoperto che posso, quando odio il mondo, chiudere il mio account, per riaprirlo appena lo desidero.
Così, ho perso quel salutare e sincero scontro visivo, in cui qualche amico mi manda a quel paese perchè sono nervosa e cel'ho con tutti.
Zac.
Nessuno a controbattere.
Sono sola.
Lì.
Con la mia indignazione.
Con le mie ragioni.
Non si può dire davvero cosa passa per la testa, su facebook.
Perchè una parte dei 2576 amici si offenderebbe comunque.
Allora si postano foto di albe e tramonti, di vacanze vere o sognate, di amici e familiari felici.
Qualcosa che va bene un pò con tutto, come il tubino nero.
Ma se si posta un'opinione, allora non va bene.
Una volta c'era il bar.
Le discussioni al bar vedevano improbabili allenatori di Inter e Milan azzannarsi per dire dove mettere un giocatore.
Poi, si andava tutti a casa e ci si vedeva il giorno dopo.
Nessuno si offendeva, nessuno credeva di essere un pirla perchè qualcuno gliel'aveva detto.
Oggi no.
Se dici pirla a uno, lo hai detto davanti a 2430 persone.
E lui si scoccia.
Le nostre vite non ci piacciono più, abbiamo visto le vite belle in tv e vogliamo anche noi essere felici.
Invece non abbiamo più tanti amici, hanno da fare, lavorano e poi la famiglia.
Siamo soli.
E se una foto prende tre mi piace e vediamo che la nostra amica ne prende 123, ci crediamo forti, facciamo spallucce.
Ma appena qualcuno ci critica, diamo fuori, accusiamo chi l'ha fatto di essere arrogante.
Senza conoscerlo, senza sapere perchè è così nervoso.
Ci ha offeso.
Punto.
E il giorno dopo, al bar, noi non ci saremo.

mercoledì 14 gennaio 2015

CI SONO COSE CHE PROPRIO NON SI POSSONO DIRE

E' buffo come ci siano tante cose che abbiamo imparato a non dire.
Certo, poi andiamo dal dottore a farci prescrivere i tranquillanti, le medicine per l'acidità di stomaco e ci viene la pressione alta, il cuore fa cilecca...
Ci ammaliamo di cose non dette, di battaglie non combattute, come diceva Pessoa.
Alcuni danno di matto, sparano a una scolaresca, o a un giornale, o ai vicini.
Sì, lo so, non tutte le stragi sono uguali, ma davvero è più spiegabile la strage di Parigi di quella alla maratona di Boston?
Abbiamo imparato a non parlare con i nostri figli, con i nostri amici, con i nostri cari.
Tanto abbiamo facebook, whatsapp, le emails.
Abbiamo imparato a mentire.
Bene.
Abbiamo la scusa per ogni cosa, il sorriso infingardo per ogni persona che non ci piace.
Ma la sera, quando torniamo a casa, quei sorrisi,  ci mangiano dentro.
E non abbiamo imparato a rilassarci.
La buona società non permette a chi non è daccordo di dire che non è daccordo.
No, se la maggioranza dice una cazzata, diventa la cosa giusta.
Ma se una persona dice la cosa giusta, diventa una cazzata.
Allora tu impari a saltare sul carro dei vincitori.
Sempre.
Tanto, ti dici, non si può cambiare il mondo.
E così, ti fai sfuggire l'occasione di cambiare te stesso.
Perchè non è il mondo che deve cambiare, lui è lì per far cambiare te.
La tua vita è lì per far cambiare te, diventare un essere umano degno della sua specie.
Ma poi resti solo.
Ti accusano di esssere troppo nervoso.
E tu non hai voglia di raccontargli che hai sorriso troppe volte, ti sei sentito calpestare troppe volte.
Ti hanno tradito troppe volte.
Ma loro non capiscono, loro non sono lì per capire.
Devi capire tu.
Devi capire che il mondo non si cambia, gli altri non si cambiano.
Devi cambiare tu.
Diventare una persona che non tradisce gli amici perchè sa che farlo è da vigliacchi.
Diventare una persona che è fiera di dire la sua.
Ma devi imparare a dirlo senza la rabbia che ti hanno regalato quelli che ti hanno tradito, che ti hanno calpestato.
Ricordandoti che tanti ti hanno aiutato, voluto bene.
E grazie a loro, diventerò una persona migliore.
Ho fatto il conto di quanti mi hanno calpestato e quanti mi hanno aiutato a rialzarmi: caspita gli ultimi sono molti di più.
Ma molti di più.
E io non sono una persona popolare.
Vuol dire che i malfattori, gli amici perfidi, sono pochi e lasciargli rovinare il lavoro degli altri è una vittoria che non voglio dare.
So che le persone che mi hanno ferito, soprattutto due persone che lo hanno fatto adesso, non hanno gli amici che ho io.
Viva la vita.

lunedì 12 gennaio 2015

LA NEGATIVITA' VIENE DA DENTRO

Ho letto un bellissimo libretto, 50 pagine, di uno psichiatra americano, che parla della negatività e cosa la alimenta.
In questi giorni così tristi per l'Europa, si potrebbe pensare che i terroristi sono la causa dei nostri malesseri; c'è anche la crisi, l'immigrazione, la disoccupazione, la malavita, i politici corrotti....
No.
Semplicemente no.
Tutto, ma proprio tutto accade dentro di noi, secondo Mike Bundrant nel libro "Your Achilles Eel" (http://www.amazon.com/Mike-Bundrant/e/B00H8ZSLK6/ref=sr_tc_2_0?qid=1421055377&sr=1-2-ent)
Quando siamo piccoli, non abbiamo la nozione del tempo e quindi della durata: se i nostri genitori, anche i migliori di noi, ci trascurano per un momento, e tutti sappiamo come sanno essere esigenti i piccoli, noi ci sentiamo respinti, non amati.
Insieme a tante, piccole negatività, noi sviluppiamo una resistenza al dolore, trasformandola in piacere al dolore.
Per quello che riguarda figli di genitori attenti, questo si tramuta in negatività accettabile, ma per gli altri diventa il colore nero, la depressione, l'inerzia che pervaderà tutta la nostra vita.
Abbiamo imparato, fin da piccoli, a rendere 'gustoso' il dolore di essere respinti, di essere disperati, di essere sul punto di morire per indifferenza di chi dovrebbe occuparsi di noi.
Così, cerchiamo partners che ci fanno sentire così, situazioni e amici che ci fanno sentire così e, cosa anche peggiore, ci sentiamo a disagio con chi invece ci ama, ci riempie di attenzioni, ci fa sentire felici.
E' un disturbo nevrotico, certo.
Ma adesso cosa faccio?
Bundrant da la soluzione, non facile ma vera, nel libro e invita tutti noi a assediare questa emozione fino a farla 'morire di fame'.
Ogni volta che sentiamo quel sottile piacere in una situazione negativa, diciamo a noi stessi "Ecco, adesso sto alimentando quell'emozione: ero piccolo, avevo bisogno di farlo, ma adesso mi sta rendendo la vita un inferno".
Chiariamo subito cosa è il sottile piacere della negatività.
Consciamente, tutti noi ci lamentiamo di situazioni infelici, di partners disattenti o peggio.
Tutti gridiamo, preghiamo che finiscano, sostituite da situazioni felici, i nostri cosiddetti sogni.
Immaginiamo il nostro sogno diventato realtà: famiglia, casa, denaro, lavoro...tutto quello che può essere "il nostro" sogno.
Adesso vediamo se riusciamo, per più di cinque minuti, a sentire la gioia che ci da realizzarlo.
Gli scaffali, veri o virtuali, sono pieni di libri che parlano della legge di attrazione: pensa, visualizza, credi.
Eccola qui: provate, visualizzate positivo.
Faticoso eh?
Solo  chi sa già che vuole le cose belle nella vita riesce a farlo e, di conseguenza, ha una bella vita.
Carl Jung diceva " Se non porterete l'inconscio allo scoperto, dominerà la vostra vita e lo chiamerete fato".
Aveva scoperto la legge di attrazione.
Non siamo in grado di controllare tutto, fortunatamente c'è Dio per questo; ma siamo in grado di guarire, risolvere i conflitti, cambiare le emozioni.
Il sottile piacere per la negatività è quel sollievo nella resa, di fronte a un lavoro perso, a un amore finito, a un ostacolo inatteso.
Ci lasciamo andare, incolpando la vita, Dio, gli altri, la società.
Ecco perchè i terroristi uccidono chi offende la loro religione.
Ecco perchè creiamo crisi mondiali.
Ecco perchè crediamo che sia colpa dei musulmani, dei clandestini, dei ladri, dei politici.
Beninteso, la causa del dolore di milioni, come una guerra, uno sterminio o una strage, non sono voluti e amati da chi ne è vittima.
Ma chi causa queste oscenità è vittima dello stesso tarlo che ci fa vedere il nostro partner come l'unico che 'se ci amasse' ci renderebbe felici.
Lo stesso tarlo che ci fa lamentare del governo senza fare niente per cambiare la mentalità italiana, fatta di sotterfugi e lavori in nero.
Noi dobbiamo affrontare la realtà e dire a noi stessi: sì, capisco che adesso sto alimentando il mio bisogno di dramma, di vittimismo e non perchè io sia un pavido, ma perchè, in un momento della mia vita, ho creduto fosse l'unico modo per non morire.
Adesso devo solo vedere le cose belle, cambiare discorso quando le cose brutte mi abbattono e lavorare sulle emozioni, che presto diventeranno un domani positivo.
Perchè credete che il mondo indulga in dirette da Parigi, in talk shows sulla strage, in accuse al mondo islamico, quando potrebbe lavorare per rendere il mondo più sicuro, parlare dei poliziotti che rischiano la vita ogni giorno per renderlo più sicuro e cercare di farci capire che ci sono i buoni anche dall'altra parte? ( uno dei poliziotti uccisi davanti al giornale era musulmano)
Siamo negativi, certo, non si può sempre vedere tutto rosa.
Indulgere è quello che ci fa male.
Quindi, guardiamo perchè, lottiamo e vinciamo quel tarlo che ci corrode e ci fa cercare i programmi dove parlano di delitti, di stragi, di cataclismi cosmici.
Smettiamo di dire al nostro cuore che dobbiamo restare lì con quel partner, quegli amici che ci fanno sentire sbagliati.
Non dobbiamo, perchè quelle persone che ci umiliano, ci feriscono, stanno alimentando il loro tarlo.
Affamiamolo. Sorridiamo e diamo positività.
Due cose possono accadere: o diventano positivi o se ne vanno.
E resteranno solo quelli che vi fanno sentire grandi.
E che vogliono la stessa cosa da voi.

martedì 6 gennaio 2015

COSA CONTA DAVVERO

Ieri ho passato una splendida giornata in compagnia di amici che vedo poco, a causa della lontananza, e che mi vogliono bene.
Il 2014, che per me è stato un anno terribile, è finito con i fuochi d'artificio e anche se non sono ancora fuori dai guai finanziariamente, ho avuto un mese di calma, in cui ho potuto pagare tutte le mie cose e questo è stato fonte di gioia infinita.
Vorrei fare la scrittrice, vivere di quello e non perchè non abbia voglia di lavorare, ma perchè amo farlo e, siccome sono disoccupata, mi piacerebbe guadagnarci.
Ho imparato che è vero quello che io dico da anni: nessuno fa da solo.
Tutti noi abbiamo bisogno degli altri e tutti siamo importanti per qualcuno: se io diventerò una scrittrice, lo diventerà insieme a me Verolanuova e il mio dottore e la mia amica Ombretta.
Tutti loro, secondo la loro posizione nella mia vita, hanno contribuito a fare del mio Natale un Natale splendido.
Ma non è solo per il Natale e il piccolo, spero solo per ora, guadagno che mi ha permesso una nuova, breve dignità, ma ho visto che la mia convinzione che siamo tutti importanti per gli altri non è un'illusione.
Facciamo tutti fatica a gestire le relazioni più intime, magari abbiamo conflitti in famiglia, calpestiamo la sensibilità degli amici senza nemmeno accorgerci e facciamo fatica a costruirne di nuove.
Ma tutti possiamo fare del bene, in un modo o nell'altro.
Verolanuova è piena di persone con il cuore grande e non lo dico perchè hanno comprato il mio libro, ma parlo di quando mi hanno aiutato a mangiare, a pagare le bollette e a sentirmi parte di una comunità.
Io ho sempre dato il cuore troppo presto e troppo tanto e spesso ho ricevuto in cambio diffidenza e malumore; invece ho visto che forse questa caratteristica, questo coraggio di aprirsi ed essere solidali è parte delle mie radici, del mio paese.
Verolanuova tiene nel suo cuore quello che è davvero importante, lo usa quando serve e illumina la notte.
Nella vita ho sognato tante cose, ma la realtà di quello che ho visto in questi mesi ha superato i miei sogni: sognavo di essere parte di una comunità, di avere tanti amici, di essere aiutata a realizzare i miei sogni, mentre nel frattempo, aiutavo gli altri a credere in loro stessi.
E' successo: ho ricevuto il centuplo di quello che avevo dato e voglio che questo non passi inosservato, voglio che cresca, si moltiplichi.
Voglio che tutti sappiano che siamo tutti l'altro di qualcuno.
Grazie.