venerdì 31 ottobre 2014

LA RABBIA

Dicono che la solitudine è il campo da gioco del diavolo.
Lo dice un teologo, non bau bau e micio micio.
Io la solitudine la conosco bene, anche quella cattiva, la solitudine fisica, fatta di giorni vuoti di parole e sguardi.
Ma anche quella dell'incomprensione, fatta di relazioni che non sono come ti aspetti e di uomini che non ti vedono come si aspettavano.
E' facile scivolare nel vittimismo, incolpare il fato o le persone.
In realtà i miei problemi con gli altri sono i miei amici migliori, sono i miei problemi che mi parlano di me, che mi dicono dove sanguino.
Come sintomi di una malattia, i miei problemi mi indicano dove curare la mia anima.
Sia chiaro che non dico che non è mai colpa degli altri: l'altro, che ricordo siamo anche noi per qualcuno, è spesso indifferente, o peggio cattivo, o peggio insensibile, ma noi dobbiamo trovare la forza di superare le mancanze altrui.
Un racconto zen dice "Prendi un sasso, poi guardalo e insultalo, digli le cose più umilianti. Poi guarda la sua reazione. Adesso liscialo con complimenti e parole gentili. E guarda la sua reazione. Quando diventerai così sarai sereno"
Quello che ne facciamo delle parole altrui è affar nostro.
Purtroppo abbiamo un carattere, una personalità che ci fanno reagire agli altri con meccanismi che sono stati utili, ma ormai obsoleti.
Nessuno di noi girerebbe con un citymen, il primo cellulare grosso, pesante e senza internet.
Allora perchè girare con qualcosa che ci ha difeso e fatto vivere quando avevamo quattro anni, quando ne abbiamo trenta, quaranta, cinquanta?
Ma è quello che facciamo, schiacciati dal peso di un'azione contingente.
Io provo rabbia: non la vinco, mi lascio sopraffare, mi accartoccia e mi distrugge.
Esco da questa lotta stremata, con la gastrite e il fegato a pezzi.
Ma sono felice di uscirne.
Grazie a Dio.
Devo proprio dirlo: io non ce la farei mai da sola.
Dio mi ha messo, ci ha messo, nel cuore una scintilla che però devo cercare di far diventare un fuoco.
Allora mi scaldo, allora ricordo che sono qui per imparare.
E tornare a casa.
Ieri ero pronta alla battaglia.
Guardavo tutte quelle persone che non mi conoscono bene.
Li guardavo e li vedevo dire cose assurde, ma assurde perchè loro hanno una storia diversa dalla mia.
E dicevo a Dio: ma perchè insisti a mescolarmi a loro?
Perchè io devo dire a loro cosa provo e devo vedere cosa provano loro.
Che senso avrebbe circondarsi di persone daccordo con me, che mi danno ragione sempre, che nutrono il mio ego senza mai metterlo in discussione?
La bambina invisibile, cresciuta con i suoi personali parametri e per questo troppo vulnerabile alle critiche, perchè se sei senza certezze, ti scuote qualunque dissenso, è ancora lì, rabbiosa per non essere compresa, furente per essere lasciata sola con i suoi pensieri.
Anche se molte persone mi hanno aiutato.
C'è sempre il risentimento per quei pochi che dovevano, come i parenti, e non l'hanno fatto.
Per quelle persone che hanno deciso che ero antipatica e mi hanno emarginato.
Oggi sono una donna più forte, che può scegliere con chi uscire e vedersi perchè non 'soffre' più la solitudine, quando arriva.
Che non ha un uomo tanto per averlo, ma sta con chi le fa battere il cuore.
Che piange quando questo non succede, ma si asciuga le lacrime e ricomincia la ricerca.
Vi invito a cercare una canzone, parte del musical "Don Quixiote", che si chiama "The invisible dream"
qui trovate il testo in italiano http://lyricstranslate.com/it/impossible-dream-il-sogno-impossibile.html
Io vivo così e sono sicura che, come dice la canzone, il mondo sarà un posto migliore solo perchè qualcuno ha creduto in qualcosa di impossibile.
Vincerò la mia rabbia, diventerò una donna migliore e il mondo sarà un posto migliore.

domenica 26 ottobre 2014

CANTASTORIE

Io sono capace di raccontare storie articolate, con particolari, in un minuto e farle sembrare vere.
E' il mio lavoro e quello che so fare meglio.
Farlo senza dire che sto raccontando una storia è a mia discrezione.
Nessuno lo saprebbe: perchè la mia vita è molto strana, per esempio mi può succedere di pranzare con Russell Crowe e non avere da pagare il biglietto di ritorno da Milano nello stesso giorno.
Essere a New York con uno degli uomini più ricchi d'America e in coda alla mensa dei poveri.
Quindi sono un caso strano.
Ma anche perchè la vita riserva sorprese e una delle cose che io dico a tutti è: nessuno può garantirti che ti andrà male, o bene; gli angeli infatti, quando ti aiutano con i sogni o i messaggi nella realtà, ti dicono in linea di massima come andrà, perchè questo è quello che noi sperimentiamo in questo mondo, una realtà malleabile e modificabile con l'azione.
Una volta, perchè ero innamorata e credevo di non valere abbastanza, ho raccontato storie a un uomo.
alla fine, però, gliel'ho detto e questo non mi assolve, ma sono felice di averlo fatto, scegliendo di smascherarmi anzichè vedere se succedeva.
Eppure, ogni giorno vedo persone che mentono in modo terribile e manipolano la gente e sono le più amate e rispettate.
La menzogna, soprattutto quella che vogliamo sentirci dire, è la droga che miete più vittime.
Un frate, un giorno mi disse "Quando attaccano con gli 'issimo' c'è da aver paura"
Io temo gli issimo più delle critiche, perchè so che nascondono qualcosa che mi farà male.
Io non sono simpatica, se mi fate qualcosa mi arrabbio e lo dico al mondo intero.
Ma ve lo dico anche in faccia, cosa non gradevole, io odio quelli che "Io sono una che dice sempre la verità", perchè innanzitutto non è la verità, ma veleno vomitato da un ego ferito, solitamente, e spesso nemmeno ferito al momento, ma da anni di aggressività latente.
Beh, io sono una che, se si arrabbia, vomita tutto quello che le hanno fatto passare e la cosa non mi fa onore e mi fa anche perdere un sacco di tempo, perchè devo passare i giorni seguenti a chiedere scusa.
Ma ho notato che le persone che invece il veleno lo tengono sotto controllo sono quelle che lo iniettano poco alla volta, con la menzogna melliflua.
"Hai visto come è dimagrita ...."
"Sì, credo stia a dieta"
"Eh...sono davvero dispiaciuta per lei...."
"Perchè?"
"Non hai notato che lei e il marito si guardano di sfuggita, sembrano mal sopportarsi....mi spiace così tanto"
Questo è un esempio di come una mia conoscente ha acquisito la nomea di sensibile e cara, tutti le credono e la credono davvero 'buona'.
Io aggiungerei buon...isssssima.
Sembra sempre parlare per il bene dell'altro.
Così ha sparso la voce, preoccupatissima, della malattia di una delle figlie di un'amica.
Di svariati divorzi.
Del vero motivo, secondo lei, per cui io non trovo lavoro.
Quando io ho chiesto della salute della suddetta ragazza, mi sono sentita rispondere che non avevano piacere parlarne con me.
Un amico, incontrato un giorno e che mi era stato detto stava per divorziare, mi raccontò quanta passione, dopo ventanni di matrimonio, c'era tra lui e la moglie.
Al mio stupore, rispose "No, perchè sai, dicono che divorzio, ma ci amiamo come il primo giorno"
Come dice sempre il mio terapista: se ti ami come il primo giorno, quel giorno non è mai stato un granchè, ma questo io non l'ho detto all'amico.
Mi è bastato vederlo insieme alla moglie e ai loro miagolii per far sapere a tutti che loro fanno anche sesso come il primo giorno.
Allora io ho chiesto "Fa ancora cosi male?"
Io sono cattiva e pettegola.
Allora torno a raccontare storie.
Sono più belle e puoi abbondare.
Soprattutto, se dici prima che sono storie, non manipoli nessuno.

La mia giornata, lavorativa, da interprete, con Mr Crowe era già diventata una relazione con 'quello di 300'.
Invece io, sentendo la fandonia, ho sorriso e detto "Magari Mr Crowe mi ha trovato carina, però non l'ha detto"
Invece, se volete una storia come si deve, vi racconto di quella notte con George Clooney...

giovedì 23 ottobre 2014

MA...PERCHE'?

Da qualche tempo mi occupo di procurare cibo ai più poveri.
Avendo provato l'angoscia che prende, quando la dispensa è vuota e il protafoglio non esiste, e sapendo la sensazione che da vedersi svuotare lo scaffale del cibo, vedere ogni giorno sempre più spazio e non sapere se arriverà qualcosa, mi sono intestardita a cercare cibo vario e abbondante per i poveri del paese.
E Dio me l'ha trovato: oggi abbiamo ricevuto quattro sacchi di pane, poi frutta e verdura e mai miracolo del vangelo, quel moltiplicare pani e pesci. mi è stato più reale come oggi.
Mi domandavo come è possibile che in un mondo di crisi tutto questo cibo arrivi a noi per i poveri?
Davo a piene mani, pur sapendo che è solo poco confronto a quello che serve in una casa ogni giorno, eppure così abbondante.
L'abbondanza mi piace, mi fa sentire che nessuno debba preoccuparsi per tanto tempo.
Invece, qualcuno nell'ombra, come il fratello maggiore del figliol prodigo, come Giuda, osservava.
E si chiedeva come mai non inciampavo.
Perchè non va male? quando cadrà, così che gli si possa dire allora Dio non è con lei?
Lo fai per metterti in mostra, per adombrare chi fa le cose con più discrezione, mi si diceva.
Offendi chi è più anziano.
E mi è venuta voglia di abbandonare tutto.
Di lasciare a questi bui e sinistri individui il compito di occuparsi dei poveri.
Ma quel groppo che mi prende quando il frigo si vuota mi ha fatto restare.
ho pianto.
Perchè ci sono persone cattive, ignoranti, sinistre dove dovrebbe esserci gioia, solidarietà, amore.
ho pianto perchè io combatto con la miseria ogni momento e non ho voglia, ne tempo per combattere anche con la stupidità. Vi prego amici, stasera datemi coraggio.

mercoledì 22 ottobre 2014

IL TAPPETO VOLANTE

Una delle critiche che mi han fatto più spesso è che sono una sognatrice.
Da quanto aspra è questa critica potete capire a cosa ha rinunciato la persona che la fa.
C'è quello che aveva dei sogni, ma li ha scartati a priori, gettando sotto il tappeto quello che definisce 'inutile fantasia', convinto che quel mucchietto di fandonie non l'avrebbe mai disturbato decenni dopo.
C'è poi quello che per un pò ci ha creduto ma, come tutti, è rimasto spiazzato da chi gli diceva di essere un sognatore, accompagnando quella parola, che viene spesso usata come dispregiativa, con un tono accondiscendente, di chi la sa lunga o comunque più lunga dell'ascoltatore.
Poi ci sono i miei preferiti: quelli che ci hanno provato, ma non ce l'hanno fatta al primo tentativo.
Li preferisco perchè cercano di disprezzarti, ma lo fanno senza convinzione, con l'aria di non saper  bene neanche loro cosa vogliono dire.
Ma tutti, indistintamente, hanno fatto lo stesso errore, che tu non hai fatto, ma sei sempre sul punto di commettere: nascondere i tuoi sogni sotto il tappeto.
Il tappeto della vita ha la pessima abitudine, però, di viaggiare.
Sulle ali della passione e dell'immaginazione, si alza e se ne va e tu resti lì, a guardare il tuo mucchietto di cenere e a chiederti che ne è stato della tua vita.
Molti di noi non hanno mai sognato grandi cose, non che si siano accontentati, no; la loro gioia era nelle piccole cose di tutti i giorni, nel costruire una vita serena e semplice.
Cavalcano l'onda del quotidiano con contentezza e sanno prendere la vita per quello che è.
C'è una commessa, al supermercato dove vado, che io adoro e ogni volta che la vedo penso che la vita sia bella sempre.
Una bella ragazza, sempre ben truccata e pettinata, con un sorriso felice, pieno di gioia.
Lei racconta di cosa ha fatto la sera, degli amici che ha visto, si ricorda di te e chiede a tutti qualcosa, come va, come stanno i bambini e a me come sta il mio cagnolino.
Lei non sogna viaggi esotici se non come piacevole diversivo alla sua vita che le piace così com'è.
Lei, per me, è una donna di successo,  una che ha trovato la chiave della vita.
Ci sono invece persone che sognavano di fare gli artisti, o vivere in un Paese esotico, interessante; sognavano di conoscere mondi, di fare cose.
Ma qualcuno gli ha detto che i conti vanno pagati, dimenticando di aggiungere che i conti si pagano anche mentre si continua a sognare.
Trovarsi un lavoro non è buttare i propri sogni, ma alimentarli.
Molti invece trovano un lavoro che non amano e pensano che sia una resa: è quando i sogni si allontanano che bisogna lavorare di più, invece.
Quello che tutti questi gnè gnè non hanno capito è che i sogni hanno bisogno di coraggio, passione e soprattutto lavoro.
Coraggio per le notti buie in cui sembra che niente accadrà.
Passione per quando deciderai di smettere di crederci.
E lavoro per tutte le volte che un'occasione si presenterà e dovremo farla diventare il nostro sogno.
Mai arrendersi, perchè credetemi, il sogno realizzato è niente a confronto della gioia e della vita che da rincorrerlo.

martedì 21 ottobre 2014

L'AUTUNNO DELLA VITA

Mi capita spesso di sentire i miei amici, e amiche, lamentarsi del tempo che passa.
Avevo quarant'anni e già si lamentavano, dicendo che non c'era più la voglia di divertirsi e fare scorribande, che si cominciava ad apprezzare le cene a casa etc.
Io non ci vedevo niente di male.
Adesso che gli anni sono cinquanta, quelle persone si lamentano degli acciacchi, del sovrappeso, delle rughe e sento raramente parlare delle cose belle che la metà della vita conserva.
Dico metà perchè sono ottimista, anche se l'idea di compiere cent'anni non mi sorride molto, ma diciamo che sono in autunno, con le foglie di colori meravigliosi, ma secche, e l'aria già freddina.
Come dico sempre, l'alternativa all'invecchiare è una e nessuno la preferisce alla vecchiaia: allora perchè lamentarsi continuamente?
Io non amo le rughe, le mani che invecchiano, quando prima erano bellissime, ma godo quello che la mia anima mi regala: quando ero giovane, volevo esplorare, volevo vivere le passioni e niente mi sembrava abbastanza eccitante da smettere la mia ricerca.
Ho viaggiato, ho amato e ho fatto errori.
Sono tornata a casa decine di volte, pronta a ripartire.
Adesso, sto bene a casa mia, i sogni li ho vissuti tutti fino in fondo e mi piace il mio corpo che cambia, significa che è ancora qui.
Ieri ho visto passare il figlio del mio panettiere: ha un motorino con davanti un grande cesto con il pane da consegnare: prima di lui, in bici quando ero bambina, c'era suo padre che faceva lo stesso.
Ci sono negozi che c'erano anche quando ero bambina.
E improvvisamente, ho avuto un pensiero che ha reso tutto il mio passato degno di essere vissuto.
Ognuno di noi vive la vita che vuole: guardavo quel ragazzo fare il lavoro del padre, senza mai essersi mosso da Verola, e mi dicevo che io non avrei potuto farlo.
Io sono povera, rincorrendo i miei sogni ho perso tutto, ma non avrei potuto vivere la vita del mio panettiere, che invece è felice perchè probabilmente ama il suo paese e la sua vita così com'è.
Mentre arrendersi, sognare senza vincere mai la paura di restare povera come sono rimasta io, quello è davvero sprecare la vita.
Un moto di gratitudine per Dio, che mi ha dato il coraggio per scegliere la strada difficile, che mi da il coraggio di vivere i frantumi dei miei sogni e, in tutto, è sempre stato con me e mi regalato la fede, mi ha riempito il cuore.
Dio è anche nelle scelte sbagliate, anche quando non lo ascolto: so che spesso mi ha ostacolato, per impedirmi di prendere strade senza ritorno, quindi credo che se mi ha lasciato percorrere strade che mi hanno condotto alla povertà, avevo bisogno di quello.
Ma non mi ha mai abbandonato.
E l'altra mattina, vedendo passare il panettiere, mi sono detta che sono felice, che non è vero che vivere il fallimento dei propri sogni è la cosa peggiore che si possa avere.
Non viverli è la cosa peggiore.
Essere frustrati, sognare non apprezzando la vita di ogni giorno è la cosa peggiore.
Credere che una vita migliore sarebbe stata possibile, ma la paura ci ha fermato.
Ecco perchè le rughe e il mal di schiena non mi fanno paura.
Ecco perchè ho vissuto fino in fondo la fregola degli anni giovani e ho pagato caro.
Ecco perchè mi piace andare al parco a fotografare la nebbiolina d'autunno, consapevole che adesso questa è per me una gioia.
Coccolare il mio cagnolino, mangiare a casa, poltrire e chiamare un'amica per dirle quanto male fanno le ginocchia.
Penso agli amici che non ci sono più, che un incidente o una malattia han portato via.
E a loro dedico quello che mi resta, in questi anni non più pieni di sole, ma ancora pieni di colori caldi e commoventi.

venerdì 17 ottobre 2014

MA CHE M'IMPORTA A ME SE NON SON BELLA...

Una canzone veneta folk di tanti anni fa cantava proprio così: ma che m'importa a me se non son bella, che ho l'amante mio che fa il pittore e mi dipingerà come una stella.
Se abbiamo vicino qualcuno che ci fa sentire belle, noi siamo felici.
soprattutto, ci sentiamo e siamo più belle.
Quando sono felice, io mi sento bella e non importa che non assomigli a Sofia Loren, o Monica Bellucci, io mi sento come loro, una incantevole creatura.
In giorni così, sono anche più seducente, più cordiale con gli uomini e più sicura di me.
Ci sono giorni, invece, in cui mi metterei un velo, vorrei che nessuno mi incontrasse, vorrei essere bella.
Al di là dell'aspetto esteriore, che serve se con la bellezza ci lavori, non serve essere perfette, per essere desiderabili.
Ma ci sono alcune cose che aiutano: ci sono donne che io trovo piuttosto scialbe, ma i lineamenti delicati e la voce calma e dolce ne fanno delle creature molto gradite agli uomini.
Gli occhi chiari sono molto amati, ricordo che un periodo tenni le lenti a contatto azzurre e ebbi molto più successo con gli uomini che quando non le avevo.
Le donne belle si vedono perdonate molte cose, tra cui la follia e dico sul serio: ho conosciuto una donna davvero disturbata, ma piena di pretendenti al ruolo di salvatore di anime in pena.
Ricordo con dolore che un anno ebbi un brutto periodo, avevo davvero bisogno di un sostegno morale ed ero depressa.
Mi sentii dire che ero esagerata, che ero pesante e dovevo darmi una mossa, altrimenti sarei rimasta sola.
Qualche tempo dopo, a un'amica piuttosto bella capitò qualcosa che la gettò non solo nella depressione, ma in un'isterica sequela di 'muoio' e 'mi uccido' e le stesse persone, badate bene uomini e donne, si prodigarono, facendo addirittura turni per farle compagnia, finche' ne uscì.
Certo queste bellezze sfioriscono e, raggiunti i cinquanta, ne conosco molte che ormai hanno poche frecce al lro arco.
Eppure ne soffro ancora; mi dico che se fossi stata più bella, molte cose le avrei vissute diversamente, avrei avuto più amici.
ho dovuto invece lavorare sul carattere, cercare di smussare angoli e modulare la voce.
Ma non ci riesco.
Parlo come una mitraglia, a volte, e comunque sempre tantissimo e credo che questo, insieme al nasone, facciano di me una preda poco appettibile.
Certo, sono triste per il no di un uomo che amo, ma mi chiedo e chiederò ancora per molto se avrebbe detto sì a un faccino più femminile e una voce più dolce.
Credo di sì.
Ma non c'è niente che io possa fare, perchè non si cambia.
Posso modulare, posso stare attenta, ma se mi rilasso, io parlo come uno scaricatore di porto effemminato.
E parlo troppo.
Credo di essere destinata a guardare i miei amori da lontano, uomini che, negli anni, mi hanno detto di trovarmi unica, ma non adatta a essere la loro dama.
Ammirazione ne ho avuta tanta, ma amore no.
E, forte del fatto che questo blog non ha un grande seguito, mi permetto stasera di piangermi addosso.
Perchè ogni tanto fa bene, perchè ogni tanto serve coccolarsi e fare la vittima incompresa.
Sono bruttina e ne soffro.
Sono innamorata e stasera piango perchè se fossi stata bella gli sarei piaciuta.
E non m'importa che le belle soffrono anche loro per amore, che la bellezza non è tutto e altre amenità. Per chi mi leggerà voglio solo che sappia che l'amore, a volte, fa un male cane.

giovedì 16 ottobre 2014

DIO E' GIUDICE, PADRE O COSA?

Ieri ho conosciuto un adorabile signore, di cui non so neppure il nome, che si occupa di carità a Chiari. E' un signore normale, in pensione, silenzioso e discreto, che se ne stava in coda davanti a un magazzino che distribuisce viveri per i poveri, gratis. Lui veniva da una uguale coda a Crema, dove aveva caricato decine e decine di chili di uva per la mensa dei poveri, è rimasto con me due ore in piedi ad aspettare il suo turno e poi, caricato il furgone di mele e pere, correva a Chiari, dove lo aspettava un altro servizio.
Così tutti i giorni.
E sorrideva, era davvero sereno.
Molto più di tante persone che ho incontrato e che fanno una vita decisamente più tranquilla.
Come mai è così difficile aiutare gli altri?
Stamattina, felice perchè un amico mi ha regalato del denaro, me ne sono andata a zonzo al mercato, comprando niente, ma contenta che, volendo, qualcosa avrei potuto, dopo mesi di nulla.
Si avvicina un ragazzo e mi chiede la carità; io guardo e ho 50 centesimi, oppure banconote da venti.
Decido di non dargli più dei 50 centesimi.
Lui mi dice "Ma io ho fame"
Anche io ricevo cibo nella carità e mi sembrava di fare un torto a chi mi regalava quel denaro, darne venti a lui.
Gli ho ripetuto no.
Ma mi sono sentita da schifo.
Perchè io li avevo, in quel momento, e nessuno poteva dirmi che la mia vita non sarebbe finita prima di terminare i soldi che avevo.
Ma non glieli ho dati.
E una vocina dentro mi ripeteva
"Federica, non è che devi fare cose che non vuoi, o sforzarti. Devi solo capire a che punto sei. Oggi, la tua anima ha imparato che a volte dai con gioia, altre ti spaventi e trattieni quello che hai, temendo che Dio non provvederà a te, come nei giorni precedenti"
Sono sicura che era Dio a suggerirmi quei pensieri.
E' vero, quando il frigo è vuoto e nessuno mi aiuta, io vado nel panico.
Ma Dio mi ha aiutato spesso, anzi sempre.
Allora, cosa mi ha trattenuto?
Dio non vuole che facciamo le cose per Lui.
La nostra abitudine a dare a tutto un prezzo e un valore ci ha fatto costruire un dio giudice, che ricompensa o perdona tanto quanto noi siamo pentiti o bravi.
Poi è arrivato Gesù e ci ha detto che Dio è padre.
E noi siamo rimasti spiazzati.
Come potevamo far confluire un giudice con un padre?
E via al padre padrone, quello che devi obbedire altrimenti sono guai.
Dio non ha bisogno delle nostre buone azioni, se non le facciamo, trova qualcun altro: siamo noi ad avere bisogno delle nostre buone azioni.
Ecco come Dio diventa padre: dicendoci cosa ci fa bene e cosa ci farà perdere tempo.
Un padre che dice al bambino "Guarda prima di attraversare la strada" non lo fa per il piacere di vedere il bambino terrorizzato ma per insegnargli a interagire con le auto che passano.
Vuole che suo figlio non sia investito.
Chiedete a un genitore se non darebbe la vita per suo figlio, quindi non è per non vedere morire il figlio che gli spezzerebbe il cuore.
No, lo fa perchè vuole che suo figlio viva.
Ma noi no, noi vogliamo che ci sia un motivo, per essere buoni.
Noi vogliamo che questo ci renda felici, che ci dia qualcosa in cambio.
E se siamo stati buoni, ogni tanto, ci vergogniamo del nostro ego.
Ma Dio, che lo sa, ci dice ogni giorno "Fai così e sarai felice" perchè quel piccolo ego che ci tiene in piedi ce l'ha messo Lui.
Quindi l'ego non è da mortificare, ma da usare per capire Dio un pò di più.
Chi fa la carità e si spende per gli altri, capisce Dio un pò di più, così si sente più amato.
Ed è felice.
Facciamo anche poco, se in quel momento è quello che ci rende felici, facciamo anche pochissimo, solo quello che ci fa sentire bravi. Buoni.

Dobbiamo usare ciò che Dio ci ha dato per raggiungerlo, perchè se l'autocompiacimento e l'egoismo non fossero utili, Dio ce ne libererebbe alla prima preghiera.
Invece, usiamoli per capirlo di più, per elevarci di più, il come lasciamolo a Lui.
Io, intanto, ho fatto due ore fuori da un magazzino e mi sono sentita buona e poi ho rifiutato venti euro a un povero e mi sono sentita da schifo.
E Dio c'era in tutti e due i casi.

martedì 14 ottobre 2014

COME DIVENTARE RICCHI SUL WEB

Molti bloggers sono diventati famosi, e poi ricchi, titolando i loro post con la parola 'come', seguita da qualche parte nella frase dalla parola ' ricchi'.
Abbiamo tutti questo sogno, diventare ricchi e alla svelta, perchè a nessuno piace fare fatica per poi, magari, non diventare ricchi.
Sul web non si diventa più ricchi.
Come in tutte le praterie, vere o virtuali, la conquista è stata plateale, si sono costruiti patrimoni, ma ormai chi ha i mezzi per schiacciare i più piccoli e accaparrarsi il mercato lo fa.
Così grosse multinazionali scalano Wall Street, come la cinese Aliexpress, annientando i piccoli negozianti che hanno messo le loro cose in rete, sperando di vendere nel mondo.
Ormai ci vuole originalità e tempismo e nemmeno quelli fanno arricchire.
Si sta tornando a battere il mercato rionale, dove non si trovava più niente e dove ora si ricomincia ad avere il negozietto.
Se oggi un Bill Gates fondasse una microsoft nel suo garage, non ne uscirebbe più, a meno che avesse grosse conoscenze e spirito d'iniziativa.
Già...spirito d'iniziativa.
Perchè quello che i bloggers non dicono è che anche in rete ci vuole talento, non è che perchè è la rete tutti ce la facciamo.
Come nelle altre cose, ce l'hanno fatta quelli che avevano le carte.
Allora, noi che restiamo al palo, noi underdogs, come ci chiamano gli americani, quelli che sognano, quelli che non ce la fanno mai, non hanno speranza?
No.
E allora?
Il mondo non è fatto solo di Steve Jobs, di Mark Zuckerberg.
Chi glieli fa i computers a quelli lì?
Chi raccoglie il grano per una farina che useranno per cucinare per Bill Gates?
Tutti abbiamo un posto nel mondo e se Zuckerberg non si trovasse più il pane sarebbe nei guai, tanto quanto noi se dovessimo fondare un nuovo social network.
Siamo così impegnati a simulare i grandi, a invidiare i talenti degli altri, che abbiamo dimenticato il vero, grande talento, che tutti abbiamo: saper vivere.
Einstein predisse qualcosa che pare stia per accadere: le api, a causa dei pesticidi e dell'inquinamento, stanno scomparendo e quando l'ultima ape lascerà questo mondo, dopo quattro anni moriremo tutti.
Perchè lei impollina, fa i semi da cui nascono le cose che noi mangiamo.
L'ape.
Quante cose sappiamo fare più dell'ape noi?
Se non ci fossi io, insieme a migliaia e milioni di persone che usano internet e facebook e youtube quanto resterebbero aperti?
Se sono i soldi che volete, i soldi di Zuckerberg o Gates, sappiate che loro lavorano quindici ore al giorno, a volte anche venti e raramente si godono la vita come noi immaginiamo.
Loro si godono quello che fanno.
Per questo lo fanno bene.
La loro vita è quello che fanno.
Se volete il denaro perchè così avrete molti amici, uscite e cercateli: tanta gente è sola, ha bisogno di voi.
Se volete il loro denaro per viaggiare, per comprarvi macchine che gli altri vi invidieranno, sappiate che nessuno è più invidiato di una persona felice.
Aiutate gli altri, andate ad aiutare le associazioni che si occupano dei più poveri e vi assicuro che sarete così felici e pieni di amore che dovrete regalarne.
E se quello che invidiate a quei signori è la sicurezza che da il denaro, ricordate che siamo insicuri perchè crediamo che tutto dipenda dal nostro ego, quel piccolo battito di sopravvivenza che ci fa credere di essere il centro del mondo.
Veniamo su questa terra, impariamo lezioni e poi torniamo a casa, dicono gli aborigeni australiani: nasciamo, viviamo e moriamo, questa è la certezza.
Tutto il resto, in un modo o nell'altro, Dio ce lo insegna, se non è l'insicurezza economica è l'insicurezza affettiva, sanitaria o mentale.


E poi ci riporta a casa.

giovedì 9 ottobre 2014

ESSERE SINGLE IMPEDISCE DI DAR LA COLPA A...

Ho promesso a un'amica che oggi avrei scritto qualcosa di divertente, perchè dice che io la commuovo troppo.
La faccio piangere.
E sì che io nella vita rido parecchio, nonostante tutto.
Per esempio ieri, quando un'amica mi manda un whatsapp così:
"Scusa Fede, ho letto il tuo messaggio di tre giorni fa, ho anche chiesto ai miei colleghi, mi han detto forse, poi che dovevano vedere e poi...me ne sono dimenticata. Spero tu abbia trovato la soluzione lo stesso."
Io guardo il telefono attonita e mi trovo davanti a una decisione: rispondere ok o cercare di ricordare di cosa diavolo sta parlando?
Decido di aspettare per l'ok, così continuo ciò che sto facendo: la pasta madre.
E all'improvviso: la luce.
Ma certo, il botulino!
Avevo chiesto all'amica che lavora in campo chimico di chiedere o dirmi se il latticello può essere contaminato dal botulino.
Le rispondo subito, prima che pensi che il latticello mi ha ucciso, e le confesso che non ricordavo nemmeno cosa le avevo chiesto.
Ridiamo insieme, promettendoci di incontrarci per un caffè prima di farlo e doverci spiegare vicendevolmente chi siamo.
Ma, sempre ieri, mentre vado dritta alla mensola dove tengo l'olio di semi, penso che sì, l'olio di semi per friggere va meglio, prendo la bottiglia senza nemmeno guardare e...la mia mano brancola nel vuoto della mensola.
Ma come...dov'è l'olio?
Chi ha toccato l'olio?
Il mio gatto mi guarda sornione, lì non ci arrivo gioia, sembra dirmi.
Mentre vado in cucina, la mia chihuahua mi guarda mortificata, con la perenne faccina senso di colpa, che se venisse a me mi vedrei perdonate molte cose, e mi dice che nemmeno lei è stata.
Cerco, cerco e mi dico ma chi caspita ha rubato o spiazzato l'olio, perdinci!
Alla fine, apro la credenza per resa, pensando di riporre la padella per friggere e....
Là.
 L'olio è nella credenza.
E ricordo perchè: mi hanno regalato un olio di semi in bottiglia di plastica, con su scritto
"Tenere lontano dalla luce".
Allora io, che ho intuito che la bottiglia dell'olio d'oliva è verde per quello, non perchè sta bene verde, l'avevo messo al buio, l'olio in bottiglia trasparente.
E, mortificata, mi rendo conto solo in quel momento che nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe potuto toccare il mio olio.
Allora mi siedo affranta e penso che tutto, nella mia vita, è colpa mia: la riga alla portiera della macchina, la pila di roba da stirare, l'uomo che non risponde ai miei whatsapp e il lavoro che non c'è.
M'infilo poi nella guerra in Iraq, nelle elezioni in Thailandia deve essere colpa mia anche quello!
E vogliamo parlare della crisi ucraina?
Di come è antipatico Putin e che la Scozia non si è separata dall'Inghilterra?
Faranno ancora il Grande Fratello, Renzi ci leverà l'art 18 e torneremo a essere trattati come carne da macello.
E i supermercati cinesi che nascono come funghi e i funghi velenosi che bisogna stare attenti quando li raccogli e forse è meglio se li compri, piuttosto che finire tutti amici al pronto soccorso.
Gli amici.
Già.
Ricordo perchè avevo totalmente dimenticato di aver spostato l'olio: mi aveva risposto l'uomo del whatsapp.
E mi ero persa nella gioia.
Tiro un sospiro.
Anche stavolta è colpa di un uomo.
E' sempre colpa loro.
Ma cosa vi stavo dicendo?
Ah, sì....l'amica...la promessa....

mercoledì 8 ottobre 2014

SAPERSELO TENERE: ELOGIO DELLA RESA

Spesso le donne che ho conosciuto, la mia vita comincia a essere piuttosto lunga, hanno usato la frase "sapersi tenere un uomo", " per definire un rapporto con il proprio partner.
Passiamo la vita a 'tenere' una relazione?
Personalmente non ho mai visto nessuno tenersi un uomo
Ma questo 'saperselo tenere' è diventato il compagno di giochi dell'altra grande fandonia, che una società che detesta l'imperfetto cancella: essere forti.
Un uomo non l'ho visto mai restare intrappolato dove non voleva.
Gli uomini, nelle relazioni, hanno come unità di misura l'ansia e la passione.
Non vogliono ansie, se gliene provochi tendono a sistemarle il più convenientemente possibile, quindi a scegliere la soluzione più veloce.
Non ti tieni un uomo, ma gli ostacoli la fuga, lo rimetti a sedere.
Cosa che può essere il tuo obiettivo primario.
L'uomo preferisce un matrimonio miserabile a un divorzio con annesso cerco casa e pago alimenti.
Ma, prima o poi, se ne andrà.
Dipende dall'altro fattore: la passione.
E se la passione non c'è più, noi donne ci incolpiamo, senza mai pensare che, forse, la passione ce l'ha spenta lui a noi, con le sue bambinate, con le sue esigenze da eterno fidanzato.
E invece la donna pensa subito come e dove ha sbagliato.
Cosa ha fatto di sbagliato lei.
Lei.
Il male è questo elogio continuo della testardaggine e del non arrendersi mai.
Non è umano non arrendersi.
Non è intelligente.
Siamo fatti per cambiare i nostri piani, per rivederli e cancellarli.
Per piangerci sopra e ripartire.
Certo non ci si deve arrendere ai primi ostacoli, se qualcosa ci interessa dobbiamo combattere, ma non fino alla morte emotiva.
Quando cominciamo a essere depressi, a considerare ciò che stiamo perdendo la nostra ragione di vita, l'unica cosa per cui vale la pena, è ora di valutare meglio noi stessi.
Se un uomo prende altre strade, o non gli piace più stare con noi, non dobbiamo valutare noi stesse come 'in scadenza', come un cartone di latte che presto non varrà più niente.
La maggior parte delle amiche che divorziano verso i quaranta o cinquanta, la prima cosa che dicono è
"Resterò sola" e quando io dico che non è detto, che si sceglie di restare soli o rifarsi una vita, mi rispondono "Senti chi parla"
Solo per i lettori del mio blog e solo per dare autorevolezza a ciò che scrivo, vi dirò chi vi parla.
Ho avuto periodi in cui non mi truccavo e giravo vestita come un wrestler: tutto in me diceva di tenersi lontani perchè non era periodo di romanticismo.
Ho avuto periodi in cui mi sono vestita sexy e tutto diceva: adesso sì.
E la risposta era: eccomi.
Gli anni passavano e il mio essere sexy è diventato essere sensuale, sempre più discretamente.
Il messaggio non è più "baby, serviti il pasto", ma "parliamone", nessuno si lascia infinocchiare da un corpo solido e snello, quando il viso mostra che i quaranta sono un ricordo.
E ancora la risposta è: eccomi.
Molti uomini cercano sesso e basta.
Ma molti no.
Ho avuto relazioni brevi, che finivano quando mi rendevo conto che non era un grande amore.
Io preferisco ancora il sogno a un rapporto riempitivo.
Ho avuto due relazioni importanti, negli Stati Uniti, una con un medico, che avrebbe voluto sposarmi e farmi rimanere là, e una con un milionario che si è innamorato di me, ma che non mi faceva battere il cuore.
Sono tornata e ho avuto una relazione con un giornalista francese e  un medico romano.
A un trentenne che voleva una relazione e a cui avevo risposto che non flirto con qualcuno che potrei aver generato, sentendomi rispondere che data l'età tra noi poteva esserci solo del buon sesso, ho detto
"Tesoro, tu non mi ti puoi permettere"
Insomma, ho avuto amori e delusioni, ho avuto chi non mi ha voluto e chi mi ha rincorso.
A tutte le età.
Non si resta sole per sfortuna o perchè si hanno 50 anni, ma perchè si sceglie cosa avere.
Se un uomo vi lascia, se vi tradisce, se vi maltratta, non è più tempo di stare con lui.
Potete decidere di vivere le leggi del matrimonio ecclesiastico, come ho fatto io fino all'annullamento, o potete decidere diversamente.
Ma non morite dentro, perchè un uomo non si perde, non ce lo portano via, non si tiene.
Un uomo è un essere umano, che cambia sentimenti e idee, che trova una donna che lo completa di più qualche anno dopo aver pensato che lo completavamo noi.
Arrendetevi a qualcosa che è andato male, che si chiude.
Non è colpa nostra, non siamo noi che siamo invecchiate, che siamo cambiate, che siamo scadute.
Forse alcune di noi non sono state buone mogli.
E allora lo saremo con un altro.
Qualcuna di noi resterà sola, qualcuna lo sostituirà presto, alcune avranno bisogno di più tempo.
Ma non incaponitevi, non flagellatevi sulla fine di un amore.
Guardate le ceneri e meditate che niente nella vita dura.

Fa male, strazia le budella, ma si ricomincia.
Sempre.
Alla grande.
Lo so.
L'ho sperimentato.

martedì 7 ottobre 2014

LA SOLITUDINE: TU COME STAI? PARTE II

Il post precedente ha sollevato alcune inquietudini tra le persone che mi sono vicine.
Alcuni mi hanno chiamato, chiedendomi se avevano mai dato fastidio, altri si chiedevano se il mio campanello all'ingresso non fosse in realtà rotto, ma strategicamente spento.
No.
A tutte le domande.
La solitudine a cui mi riferisco, emotiva e fisica, è quella che accade, che non scegli.
Io, in un periodo della mia vita, sono stata ferocemente allontanata da persone che avrebbero dovuto essere mie amiche.
Avevo un'amica a L'Aquila che adoravo e lei, un giorno, cominciò a evitarmi, a non invitarmi più.
Ci sono state persone che mi piacevano che hanno fatto lo stesso qui; dopo un periodo di simpatia, smettevano di cercarmi.
Questo mi ha fatto chiedere perchè.
Ho notato che anch'io ho trovato persone che, dopo un pò, non cerco più e ho notato che sono le persone che ci sono sempre, che chiamano, che visitano.
Quelle che diamo per scontate.
E io ero una di quelle.
E mi sono chiesta perchè.
Gli altri non mi cercavano perchè erano abituati a vedermi.
E quando tu ti presenti troppo spesso, smetti di mancare.
Lo dice persino la Bibbia, di non calpestare l'ingresso del vicino troppo spesso.
Mi sono così chiesta perchè nessuno mi amasse.
E ho trovato la risposta: non amavo quello che portavo in visita.
Se qualcuno ti porta una torta e ti dice: io te la do, ma a me personalmente non piace, raramente ti piacerà.
Beh, era quello che facevo io con me stessa.
Cercavo, nelle mie visite, una sicurezza che deve essere portata da casa.
Nessuno va dal vicino a chiedere un cappotto per uscire, se lo mette prima.
Io non ho fastidio nelle visite e nell'amicizia delle persone che conosco adesso: io ho capito perchè ho perso le persone in passato e anche quando le perdo adesso, so perchè.
Non si cambia radicalmente, mai.
Io sono ancora la bambina solitaria che giocava con le lumachine nel giardino a casa, senza nessuno, che sognava tanti amici e non li aveva.
Quando ho qualcuno, tendo a essere in ansia perchè lo perderò, allora mi trincero dietro un'ansiosa chiacchiera e entusiastica valanga di racconti, che tramortiscono.
Allora ho detto: cosa voglio davvero dagli altri?
E ho scoperto che io, dopo il primo momento ansioso di uragano di parole, amo ascoltare le cose della gente, amo che si fidino di me al punto da confidarmi le loro cose.
Non amo le grandi riunioni, non amo le feste e le discoteche, anche per l'età.
Sono felice dei miei pochi amici che vedo raramente, perchè sono persone che non hanno bisogno di me, o di 'fare casino' o comunque di farlo con me.
Amo parlare di arte, di spiritualità, di viaggi e avventure.
Mi divertirei un mondo con i Cesaroni, ma non sarei amica di quelli di Beautiful.
Medito, prego, ascolto musica e amo le cene con poche persone, dove si parla delle nostre vite e dove si ride e si dicono stupidate.
Ecco cosa ho fatto negli anni in cui credevo di dover 'soffrire' la solitudine: ho fatto chiarezza nelle cose che amo davvero e in quelle che non amo.
Sono diventata una persona migliore e ho trovato le persone giuste.
Non cerco più nessuno perchè in passato sono stata invadente.
Ho capito che se non piaci c'è qualcosa in te che va guarito.
E le persone che sono adesso nella mia vita trovano una persona che sembra scostante, goffa, ma in realtà non fa più di tutta un'erba un fascio, ma sa che le persone vanno e vengono, che restare soli è un vivere come un altro.
Anch'io soffro per amore, per qualcuno che volevo accanto e che ha preferito andarsene.
Ma essere sola è un modo come un altro di vivere, non c'è disperazione o tristezza, non c'è bisogno o angoscia.
A patto che si stia bene con quello che siamo diventati

domenica 5 ottobre 2014

SOLITUDINE: TU COME STAI?

Molti anni fa ero sposata.
Quando me ne andai, scoprii che quando un uomo mi chiedeva un numero di telefono, o cercava di rivedermi, io mentivo e sparivo.
Così per qualche anno.
Poi cominciai ad accettare relazioni brevi, ma che non includevano mai il condividere uno spazio di vita, o giorni e notti interi.
Mi dicevo che era perchè non ero innamorata, che se fosse arrivato quello giusto, allora sarei guarita.
Ma doveva esserci qualcosa in me, perchè non avevo nemmeno amici, nessuno mi cercava e nessuno veniva a casa mia.
Quando feci il corso di life coaching, con annessa terapia di tirocinio, il terapista, un giorno, mi disse:
"Federica, tu hai organizzato la tua vita in modo che esci e trovi, ma non vuoi che qualcuno entri nel tuo spazio vitale"
Io mi arrabbiai molto, segno che aveva centrato la verità, ma mi opposi.
"Io soffro per essere sola!" inveivo con forza
Ma era vero.
Io avevo la libertà totale, libertà che dona solo la solitudine.
Preferivo soffrire la solitudine che soffrire la compagnia.
Cominciai così a lavorare partendo da quello.
Io stavo bene sola.
Ma per una falsa tranquillità, data dal non essere messa in discussione, mai dover spiegare.
Cosa volevo dalla vita?
Amore, certo, lo vogliamo tutti.
Ma poi?
Io volevo la felicità.
La felicità non è data da qualcuno che decide di vivere con te.
La felicità non è qualcuno che divide la sua vita con te e nemmeno da amici che ti cercano.
La felicità è data da una solidità che costruisci da sola.
In privato.
E se sei ferita, come lo ero io, come lo sono ancora in molti punti, devi stare sola.
Così, ho cominciato a non 'soffrire' più la solitudine, ma a viverla.
E ho scoperto che non ci si abitua alla solitudine, ma la si vince.
Non ci si rassegna a restare soli, senza affetti, senza legami, ma si creano quelli che desideriamo.
Io voglio amici che non mi danno impegni, che cercano da me conforto, amore, coraggio, ma non me ne danno.
Chissà perchè.
Io ho due figure che cerco quando voglio essere consolata, due persone che amo, ma che non sono quelle che verrebbero da me se fossero in difficoltà.
Sono lontane, vivono la loro vita e io non ne faccio parte.
I miei compagni di avventure sono persone che mi amano perchè ci sono, perchè li ascolto, perchè sanno che correrei nella neve per tirarli fuori dal buco in cui si sono cacciati.
Messa alle strette, io mento, racconto fandonie che fanno perdere la gente come i racconti che scrivo, lasciando che chi è entrato nel mio spazio si perda in un bosco di fiabe da cui non ritornerà.
Io cerco di vivere in un castello da cui domino la vallata e non perchè mi senta superiore, ma perchè tutti siamo dotati di caratteristiche che ci fanno unici, che ci provvedono le cose che servono per fare della nostra vita una vita utile.
E io sono fatta per incoraggiare, sostenere.
E sparire.

Amo la gente, amo essere utile, farla sorridere, farla sentire migliore.
Ma amo la solitudine e l'isolamento, da cui uscire quando lo dico io.
Ho passato una domenica pomeriggio da sola e sono felice e non lo dico perchè voglio che pensiate che sono felice, sarebbe più facile non scriverlo, non credete?
Sono felice perchè io so cosa voglio.
Io so che cercavo una forza che gli altri non mi potevano dare.
E l'ho trovata.
Adesso, gli altri possono entrare nella mia vita senza mettermi ansia.
Sono felice perchè posso dire che la solitudine non è una ' cosa' che ci sbatte in un angolo, ma in qualche modo l'abbiamo cercata, anche quando sembra che la sopportiamo.
Cercate di scoprire perchè la vostra anima vi ha chiesto di restare soli.
Perchè come dice mia sorella "L'anima sa sempre cosa sta facendo"
E, stranamente, poi le persone giuste arrivano, come chiamate da un'invisibile luce....

mercoledì 1 ottobre 2014

RICORDARE PERCHE'

Oggi è di moda dire depressione, bipolarismo, analisi.
Parole che sostituiscono la parola paura.
Paura di vivere, ma soprattutto, di soffrire.
Gli altri scappano, quando sei depresso.
Io sono stata da un analista e mi sono accorta che, almeno nel mio caso, sostituiva un amico che io non avevo.
Non avevo ad ascoltarmi, non avevo a dirmi che andavo bene così.
Per professione, quell'uomo ha preso, per un pò, il posto di quello che tutti dovrebbero avere: un amico del cuore che ti capisce.
Entravo e sapevo che, per un'ora, un essere umano ci sarebbe stato.
Solo per me.
Ho imparato così il valore dell'attenzione.
Non era un amico prima di conoscerlo come analista e ancora oggi, che è il mio punto di riferimento per molte cose, il rapporto è ancora prendere e sorridergli per ringraziarlo.
La terapia non c'è più, ma lui mi permette di sentirlo, ogni tanto, per sapere come sto.
Pagare un essere umano per ascoltarti fa sì che tu abbia ben chiaro in mente che stai curando qualcosa, che la vita non ti ha regalato qualcuno che ti trova speciale e anche se questo può suonare triste, vi spiego perchè non lo è: come quando, da bambini, si passa la fase edipica e ci si innamora, nel mio caso, del padre, si ha bene in mente che non lo avremo mai.
Questo ci permette di crescere.
Diventiamo grandi amando nostro padre, ma innamorandoci di un uomo, degli amici, della vita.
Restare ancorati al genitore sarebbe per noi devastante.
L'analista mi ha insegnato come si costruisce una relazione, avendo sempre ben chiaro in mente che quella era una lezione, che io avrei dovuto imparare e crescere, che lui non era lì per scelta.
Io poi ho avuto la fortuna di avere un analista filosofo, che come me crede che nessuno si incontra per caso.
Dopo quattro anni, ci sentiamo per pochi minuti e posso dire che lo annovero tra le persone che mi ispirano, ne sono devota come di un idolo a cui devo la crescita.
Un padre che, non essendo mio padre, ha potuto con distacco nutrirmi.
Ho imparato, da lui, che la sofferenza non è debolezza, che ci vuole, per crescere, per capire chi siamo.
Senza sofferenza non c'è sensibilità e senza quest'ultima non c'è umanità.
Niente amore, gioia, felicità.
Siamo così occupati a essere forti, che non siamo più felici.
Quando il libro "The Secret" uscì, tutti puntarono l'attenzione sulla forza, sull'attrazione a sè di cose che danno l'immagine dell'uomo, o donna, di successo.
Ma la legge di attrazione non è una legge fatta dall'uomo, ma fatta dal Creatore.
Esiste, ma non è piegata al nostro ego smisurato, non è fatta per accumulare, ma per rendere felici, per aiutare l'umanità.
Svuotata del buono e dell'amore che in essa c'è, come in tutte le leggi, ne abbiamo fatto un bancomat che spesso non funziona.
Perchè ci siamo dimenticati della sofferenza.
Ci siamo dimenticati che la vita è una sfida e, come tutte le sfide, deve essere fatta di tante cose.
La vittoria, per chi ha fatto la legge di attrazione, non è la ricchezza, il dominio sugli altri.
Quello è ciò che promette il diavolo a Gesù nel deserto.
La vittoria di tutte le leggi, è saper accettare la nostra umanità, il nostro percorso, cercando di non ostacolarlo.
Questo voleva dire "The Secret", non farci diventare robots da soldi, infelici smargiassi che, quando va male secondo i nostri canoni, ci incolpiamo di essere deboli e incapaci.
No, la legge di attrazione ha in sè il seme della rinascita, racchiuso nella frase"imparare a distaccarsi dai risultati"
Noi ci siamo dimenticati, come di molte frasi celebri del Vangelo, ma doppie, fermandoci ad "Ama il prossimo tuo", cosa impossibile senza il "come te stesso", impossibile capire l'inizio, se non si capisce la fine.
Noi poniamo ostacoli con la nostra paura, con la nostra mancanza di fede, ostacoliamo il percorso che ci farà tornare a casa.
Che potrebbe essere irto di ostacoli, di avversità.
Accogliere il dolore con coraggio, questo è essere sublimi.
Anche quando si dichiara la resa.
"Questo voleva fare quel libro.
Voleva ricordarci che siamo umani, quindi pieni di ostacoli che impediscono la nostra realizzazione.
Ricordarci che l'anima sa sempre quello che fa, anche quando lascia che accada qualcosa che il mondo ritiene 'sbagliato'.

Questo fa l'analisi.
Questo dovrebbero fare gli amici.
Ricordarci perchè si soffre.
Ricordarci perchè siamo qui.
E lasciar rispondere la vita.

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