martedì 26 maggio 2015

RESTARE SVEGLI PER NON VIVERE PER NIENTE

L'usanza di dire 'infinocchiare', per definire una presa in giro, viene dall'abitudine degli osti di una volta di mettere nel vino dei semi di finocchio, che rendevano anche il più scadente dei vini
buono.
Quindi si usa un insaporitore per migliorare qualcosa che, in sua natura buono, è scadente per una serie di motivi: vecchio, di uva malandrina, rovinato dal clima.
Adesso prendete uno di noi: uno che ha una vita di per sè buona, non fa male a nessuno, lavora, si comporta bene.
Incontra qualcuno che ha bisogno, vuoi per denaro, vuoi per carattere incolto, che lo mette nei guai, oppure perchè chiede e basta.
Ora, quell'uno di noi, che prega magari, si trova a lottare con una coscienza che gli dice che bisogna aiutare, e un'innata propensione al restare nella sua zona comoda, dove le cose filano via lisce.
Quest' uno cercherà il modo di giuatificare la sua scelta di non aiutare, perchè la sua vita sembra buona, ma non lo è, così arida, infelice, senza senso.
Allora comincia una serie di scuse, che vi elenco, perchè le abbiamo usate tutti e le usiamo, così da non accorgerci che infinocchiamo una vita che era per natura un bel regalo, ma noi, vuoi per stanchezza, vuoi per tristezza, l'abbiamo lasciata invecchiare.

Scusa # 1: Certo, bisogna aiutare i poveri, ma se loro collaborano. Ce ne sono certi che non hanno voglia di
                 lavorare; ovviamente la paga non è eccelsa, il lavoro è in nero perchè, sai, la crisi, ma hanno
                 bisogno o no?
                 E allora si accetta quello che c'è.

Scusa # 2: Daccordo che devo amare come Dio mi ama, ma quello è davvero insopportabile. non va
                 daccordo con nessuno, è ovvio che la sua vita è un inferno, litiga, si lamenta, come si può essere
                 amici suoi?

Scusa #3: Beh, sì, devo aiutare, come cristiano e come uomo di una società giusta. Ma questo vuole aiuto
                come dice lui; gli ho offerto di venire a stare da me, così tiene il giardino, magari fa anche un po'
                da baby-sitter. Invece lui mi ha chiesto di aiutarlo con le bollette. Eh, non mi crescono mica sugli
                alberi...

Tutti abbiamo avuto l'opportunità di aiutare qualcuno e non lo abbiamo fatto, per paura.
Io stessa ho negato l'elemosina più di una volta, perchè la persona che me la chiedeva era insistente e fastidiosa ma, soprattutto, perchè non sapevo quando avrei avuto ancora dei soldi.
E, quindi, mi sono tenuta il mio magro gruzzolo, quando avrei potuto dividerlo con quella persona, visto che nessuno da la garanzia di avere il tempo per spenderlo.
La paura di cosa avrebbero detto quelli che me li avevano dati; la paura di come avrei vissuto se non fossero arrivati quelli nuovi.
E così, invece di cercare il vino buono, quell'anima che Dio mi ha dato perfetta, ci ho messo un po' di finocchio, così da sembrare a me stessa e alla mia coscienza, comunque degna di sentirmi cristiana.
Beh, non lo sono stata e chissà quante volte ancora non lo sarò,
Vi prego, guardate se anche voi mettete semi di finocchio nell'anima, perchè, prima o poi, verrà Dio e se ne accorgerà.

lunedì 25 maggio 2015

UNA NUOVA PAGINA NASCE DA UN'INFURIATA

Avrete notato che c'è una nuova pagina: Mi Piace.  
Qui, scriverò le recensioni dei libri o dei blogs che mi piacciono e adesso vi racconto perchè.
Sapete tutti che qualche giorno fa mi sono arrabbiata, e davvero tanto, per la scarsa qualità dei risultati di un concorso.
Il fatto che io non avessi vinto non era in discussione, sono la prima critica di me stessa, ma era in discussione, anzi è crollato, un mito: le grandi case editrici sono inarrivabili se non con un talento eccelso, una buona dialettica di presentazione e la consapevolezza delle regole che vigono in questi uffici fantozziani.
Questo è servito a far credere a tutti che chi lavora lì è:
! - occupatissimo, quanti 'illusi' credono di saper scrivere e mandano robaccia agli editori;

2- colto e intuitivo di cosa è bello e cosa è brutto, quindi se non ti richiamano il tuo è brutto;

3- una persona, o più persone, che noi aspiranti autori dovremmo sognare di compiacere, quindi regole di presentazione perchè loro hanno solo dieci secondi per ognuno e li dobbiamo 'colpire'.

Questa favola ha permesso alle case editrici di:
1-  fare milioni con esordienti che credevano di aver toccato il cielo con un dito, e accettavanoqualunque
     compenso;     

2- far credere al pubblico che chi non pubblica è uno sfigato che non sa scrivere;

3- far credere a noi di non essere all'altezza.
Di niente. Del loro tempo, delle loro energie, del pubblico.
Dei sogni.
Ora dovete sapere una cosa sugli scrittori: siamo esseri fragili, abbiamo bisogno di continue conferme, di amici che ci leggono e ci dicono se va bene.
Nonostante questo, ci arrendiamo a frotte, abbandoniamo il sogno, perchè troviamo sempre chi ci dice che 'non crederai di campare di libri', oppure 'se le case non ti guardano, forse dovresti fare un esame di coscienza'.
Ma il più brutto risultato che questi colossi hanno ordito ai nostri danni è:
"Sognare è lecito, ma forse io non valgo abbastanza".
Vi dirò un segreto: non è vero per nessun artista.
Io ho un quadro di un grande artista, che tenevamo in Banca perchè valeva davvero tanto.
Quando abbiamo avuto bisogno di venderlo, abbiamo scoperto che era stato svalutato e da milioni è sceso a centinaia di euro.
Vanità dei mercati d'arte.
Lo stesso vale per la scrittura: una volta era famosa la Christie, oggi c'è Malvaldi.
Entrambi bravi, ma diversi.
Se noi ci mettiamo l'impegno, la manualità, diventeremo bravi.
Tutti.
Ecco perchè ho deciso di fare quello che posso per recensire, promuovere e aiutare gli autori indipendenti.
Ho perso il sogno di lavorare con una casa editrice, perchè non è un sogno, è niente.
Dopo la mia sfuriata, una casa mi ha scritto offrendomi di pubblicare, e io ho detto che guadagno di più con Amazon.
Non firmo contratti che mi legano a chi non ha più la mia fiducia.
Vero che non andrò in tv, non andrò sul Corriere, dovrò faticare, ma almeno non guadagnerà solo la grande casa, che mi getterebbe via se non vendo.
E aggiungiamo che, forse, potrebbe zittire la sottoscritta facendola pubblicare e cadere rovinosamente, ma questa è paranoia il crederlo :)
Allora avanti l'esercito degli indipendenti, avanti la libertà.
Vero che tra gli indies c'è molta robaccia, vero che ci sono molti lupi che fingono di essere umili, ma ci sono, e io lo scopro ogni giorno, autori davvero di valore, che hanno libri che costano dai 0,99 c a 3,00 euro.
Scopriteli anche voi.

lunedì 18 maggio 2015

LE GIOIE DEL SELF-PUBLISHING # 5: SCRIVO DUNQUE...CHI SONO?

Molti scrittori e autori sono altre cose, nella vita, perseguendo il motto "Scrivere non arricchisce"
Gli esordienti ci credono e si avviliscono: ma come, non si diventa ricchi?
Molti sfornano boiate, convinti che saper scrivere sia da solo arte.
Invece lo è come saper far scivolare un pennello su una superficie, o strimpellare una chitarra: solo che se suoni una boiata, te ne rendi conto, o se dipingi una boiata.
Pare che invece, se la scrivi, sembri una boiata solo a chi la legge.
Se rileggi il tuo lavoro, dovresti capire che così non va.
E' questoa  fare di uno scrittore un autore.
Da qui a diventare un autore di successo ci sono altri due passi.
Sì, perchè se lo scrittore è colui che ha fatto, editato e finito un libro con una storia compiuta, l'autore colui che pubblica e vende almeno una copia, l'autore di successo è colui che non solo ha creato davvero un'opera d'arte, ma che conosce il prezzo di scrivere un'opera d'arte.
Quindi la rilegge tantissime volte, finchè non ne è soddisfatto.
E poi considera scrivere un lavoro vero.
dove la parola arricchire non c'entra, come non diventiamo ingegneri o medici per diventare miliardari, ma perchè ci piace la professione.
Io consiglio di crearvi una routine, che assomigli a una routine di lavoro qualsiasi.
Margaret Mazzantini raccontò in un'intervista di avere preso un ufficio dove si reca ogni giorno alle otto, si fa un caffè e si siede a lavorare fino a mezzogiorno, per poi staccare due ore e tornare fino alle sei.
Che scriva otto ore o meno, lei resta in ufficio.
Io mi preparo la colazione, poi accendo il computer e dedico un'ora ai socials: facebook, google+ e Goodreads.
Non amo Twitter e non lo uso, lasciate perdere ciò che nn amate: dovete usare quello che vi fa sentire davvero connessi con la gente.
Se non amate un social, la gente lo percepisce, quindi prendete i socials che vi piace usare e adoperateli come un bar, dove si va a incontrare gente, dove si diventa amici e dove poi sarete conosciuti come quella/o che scrive.
Per l'amor di Dio non spammate nei gruppi!
Qualunque cosa stiate facendo, il vostro pubblico lo saprà dal profilo, voi lì mettete tutto, nei gruppi e sulle bacheche degli altri si interagisce e basta.
Un discorso a parte è Goodreads, un sito di professionisti, lettori e autori, dove la gente va per sapere cosa leggere.
Dopo l'ora sui socials, scrivete.
Scrivete anche se non vi viene, tanto si cancella.
Potete alzarvi, fare le pause che volete, ma se decidete di scrivere tre ore, saprete di non averlo fatto dalle pause; invece, se dite "Boh, adesso scrivo" e vi alzate, poi sbirciate internet, poi vi alzate...sentirete addosso un freddo nonfarniente che vi farà sentire in colpa.
Non c'è niente di male nel fare cento pause, se la creatività non decolla, ma saperlo vi rende responsabili.
Uscite e andate a guardare la gente, catturare un'idea.
Ma non cincischiate, come non lo fareste se aveste un boss.
Bene.
Alla prossima gioia e, credetemi, ce ne sono tantissime.

domenica 17 maggio 2015

LE GIOIE DEL SELF PUBLISHING #4: A SETH GODIN SARA' PURE ANDATA BENE...MA A ME?

Tutti conoscono Seth Godin, l'autore che ha scritto molti libri su come diventare un grande.
E noi piccoli, piccoli di fama, perchè io ho 55 anni, le proviamo tutte.
Per tenermi un minimo di credibilità, devo dirvi che non ho 55 anni di tentativi, ma che ho cominciato a scrivere a 12, poi ho scritto per amici e parenti, che non leggevano mai niente, poi ho smesso, poi ho lavorato come copywriter e, infine, ho deciso, due anni fa, di mandare un manoscritto alle case editrici che contano.
Un tentativo, andato così così, perchè mi han risposto, una addirittura mi ha detto che ero in lizza con un grande nome, ma siccome c'è la crisi, anche le grosse case stanno attente, hanno preferito il grosso nome.
Mi sono detta -Ma che io debba soffrire così trecento volte-, perchè questi sono i numeri che sbandierano i grandi nomi, -non ce la faccio-
Così, mentre aspetto, pubblico da sola.
Il resto l'ho già raccontato: primo libro sei copie, secondo libro dodici, terzo 500.
Arranco ma non mi stanco.
Dicevamo di Seth Godin, che dispensa consigli su blogging, self-publishing e vita.
Un grande.
Ma, come tutti i grandi, avverte che i consigli sono, di nome, consigli.
Vanno valutati, poi va guardata la nostra vita e deciso come organizzarci.
E' bellissimo trovare qualcuno che ha fatto qualcosa che è andata bene, ma se quel qualcuno è onesto, vi dirà di prendere l'idea e adattarla al vostro ambiente.
Seth vive a New York, io a Verolanuova, paesino della bassa.
Dove mi trovo benissimo.
Ma New York ha offerte che Verolanuova non da.
Il che può essere un vantaggio.
Quanti scrittori ci sono a Verolanuova?
Così, si sparge la voce che c'è una verolese che scrive.
E ci si chiede -Ma cosa scrive?-
E se li convinci a leggerti e hai scritto qualcosa di buono, stai sicuro che lo leggeranno in molti e lo diranno ad altri.
Certo, direte voi, ma non vendi migliaia di copie...
Io credo che le 500 vendute abbiano girato parecchie case.
E ne sono felice.
Mi fermava gente che non conoscevo, dicendomi che aveva letto il libro, molti di più dei 500 che l'hanno comprato, così ho pensato -Bene, mi conoscono-
Seth Godin dice una cosa, Guy Kawasaki un'altra ancora, John Locke e gli altri usano Twitter, Facebook, Google+ e tutte queste cose io non le so usare.
Per me, Goodreads è un mistero, ancora oggi, dopo un mese che lo uso.
Ma ci provo.
Finora, però, ho visto risultati nel mio paese e nella mia regione (eh, sì...ho amici a Milano)
Quello che voglio dirvi è: capire il messaggio dell'autore e adattarlo.
Russell Crowe, lo so per certo, per il suo film "The Water Diviner" ha parlato del film ovunque andasse, cene, feste, interviste, prima di trovare chi lo distribuisse.
Ha messo sul suo Twitter la foto del film, ha ritwittato tutti quelli che dicevano che era magnifico.
Non si finisce mai di promuovere un'opera, nemmeno quando sei grande; ma mentre Crowe se dice mi piace una canzone, quella vende migliaia di copie il giorno dopo (è successo a una cantante francese, sconosciuta, che lo ha ringraziato su Twitter), noi dobbiamo parlare di noi  con chi conosciamo.
Quindi promuovere sì, ma non a sconosciuti.
Le decine e decine di nomi che, ultimamente, affollano il mio profilo facebook dai gruppi, promuovendo il loro libro, non li ricordo e mi infastidiscono.
Perchè non li conosco.
Non si tratta di vendere ad amici e parenti, supplicandoli di comprare una copia.
Ma dire cosa fate nel vostro paese, o quartiere, dove vi conoscono.
Fate una presentazione.
Loro sanno chi siete.
E ne parleranno anche se non verranno.
E se avete abbastanza amici da farli venire lì, si parlerà della presentazione.
E il libro avrà sollevato curiosità.
Le centinaia di amici facebook non sono interessati ai vostri libri, ma a voi.
Chiacchierate con loro, fatevi conoscere.
Perchè credete che gli autori vadano in tv a farsi vedere?
Perchè credete che gli autori usino delle controfigure per apparire?
Perchè noi vogliamo vedere una persona. E se l'autore è timido, scontroso, mettono uno che al pubblico sa parlare.
Credete in voi stessi, in quello che fate.
Credete che scrivere è imparare continuamente, che forse avete scritto una boiata, quindi rivedetela cento volte.
Credete che si migliora sempre e aver scritto qualcosa che fa schifo non fa di nessuno un cattivo scrittore.
Non ammetterlo fa di voi invece uno scrittore che non ce la fa.


martedì 12 maggio 2015

LE GIOIE DEL SELF-PUBLISHING #3: CE L'ABBIAMO FATTA MA NON CI CREDE NESSUNO

Abbiamo promosso il libro.
Certo...l'abbiamo editato, abbiamo fatto un lavoro certosino insieme al copy editor, e i beta e l'editor e il proofreader.
Le zie l'hanno letto e gli è piaciuto...tutto, tutto, tutto.
Il libro ha lasciato casa ed è andato al college.
Guardiamo le vendite di Amazon.
Oh, mamma.
Perchè non segnala che la zia Beatrice l'ha comprato!
Le vendite di Amazon sono birichine: funzionano secondo una logica tutta loro e vi suggerisco di non cercare di comprenderla.
Vi basti pensare che quando cominciano a segnalarvi le vendite, il vostro libro ha venduto tanto più che alle zie.
Ma voi volevate i primi 100, che a volte capita.
Il mio primo libro, Love. Period, scalò le classifiche il primo giorno: #1 nel motivational, #2 nel self-help.
Io ero felice, ma felice sul serio.
Il giorno dopo era sparito, perchè amazon conta le vendite del giorno.
Ma sì...ci sono stata, mi dico.
Ed è così.
Non fatevi scoraggiare mai.
Il primo libro che scrissi lo lesse la mia amica del cuore, il secondo io e forse qualche lettore di casa editrice ( ho pensato in grande e l'ho spedito a Mondadori e Feltrinelli).
Ma il terzo, il primo che pubblicavo da sola con Kindle, lo lessero tutti, ma proprio tutti quelli che mi conoscevano, qui e in America.
E fu primo.
Il secondo con Kindle vendette sei copie cartacee e due ebook.
Depressione.
Come mai?
Eh, perchè avevo sbagliato promozione: i lettori non li avevo curati, non sapevano che c'era in giro il secondo.
Allora il terzo cercai di venderlo bene.
Dodici copie.
Ma non mi persi d'animo e scrissi un giallo.
Vendetti trecento copie della versione italiana e duecento di quella inglese.
Gli inglesi, non so come mai, una volta preso quello inglese, il giorno dopo comprarono tutti la versione italiana.
Adesso, sto scrivendo un nuovo giallo.
Studio, leggo i giallisti veri, cerco di imparare, ascolto, mi confronto con gli autori che, gentilmente, rispondono alle mie emails e mi suggeriscono come fare, dove puntare, come descrivere.
Sto facendo ancora un gran lavoro certosino, mentre i miei libri vecchi cominciano a essere comprati, anche quello di dodici copie....
Io ogni volta m'impegno di più, con più esperienza, con più convinzione.
Ma ci sono giorni che mollerei tutto, che mi dico che non ce la farò.
In quei giorni, mi vengono in mente gli sfottò delle piccole case editrici, che si insinuano in gruppi facebook e tolgono motivazione, con battute passivo aggressive, agli autori indie.
Oggi ne ho visto uno, che ho bloccato immediatamente, che faceva battute sugli indipendenti.
Si autoproclama la più grande community di scrittori online, si da un nome dolce, ma sono delle vipere.
Se avete capito chi sono, state alla larga!
Sono editori sotto mentite spoglie, gentuccia che fa soldi con i sogni degli scrittori, senza proteggerli, aiutarli, supportarli. Tu gli dai il tuo manoscritto, loro hanno sovvenzioni e ciao.
Kindle è oggi la cosa migliore che ci poteva capitare.
Non credete a chi vi dice che non ce la si fa.
Steve Jobs ci ha messo DIECI ANNI a fare la Apple, non due giorni, come ci hanno fatto credere.
Anni di lavoro, porte in faccia, no e ni.
Come a noi.
Credete in ogni copia venduta senza spammare i gruppi, senza sfrangere le palle a tutti i membri e a tutti gli amici.
Ce la farete.
 Io ce l'ho fatta e voi ancora non sapete nemmeno chi sono.
Insomma, se sentite il mio nome, non direste che ho venduto 500 copie di un libro.
Eppure, per me è un risultato.
Perchè sono 500 copie in meno verso i numeri che fanno di un autore un autore conosciuto.
Se vi sghignazzano, lasciateli ridere, avrete reso contento unop stronzo...e che sarà mai!
Ogni piccolo risultato vi deve esaltare, non diventerete autori famosi in un amen, ma quando lo sarete, vi ricorderete quella dolce, strana sensazione che si ha quando si apre la pagina del report di Kindle Direct Publishing.

lunedì 11 maggio 2015

LE GIOIE DEL SELF-PUBLISHING # 2: OLTRE LE ZIE

Abbiamo finito l'editing, ci piace, ai lettori beta piace...
Non vi ho detto cosa sono i lettori beta?
Sono persone che, gratuitamente, leggono il manoscritto, lo correggono ferocemente, ve lo ridanno con tutti i suggerimenti, che seguirete, e voi troverete che il vostro manoscritto è di molto migliorato.
In questo processo il vostro ego sarà messo a dura prova.
Vi verrà voglia di dire che non capiscono, non vi conoscono e come potrebbero capire che quella cosa, che loro brutalmente cancellano, o tacciano di ridondanza, è lì per un motivo.
Non fatelo!
Non criticateli.
Il loro lavoro è criticare, quindi non rubateglielo.
La vostra identità non è in discussione, voi siete l'autore, ma loro sono i lettori, il popolo per cui scrivete.
Se qualcosa non piace a più di uno, c'è qualcosa che non piacerà a nessuno e voi avrete scritto per niente, tenendo il vostro manoscritto e il vostro ego intatti.
Ma torniamo alla gioia numero due: le zie l'hanno letto.
I cugini avete dovuto pagarli, gli zii se lo sono fatto raccontare, ma le zie ci hanno detto che era carinissimo.
Bisogna divulgarlo.
I gruppi facebook: sì e no.
Sì perchè ci sono tante persone fantastiche, che li frequentano.
No perchè ci sono persone che non hanno la professionalità di leggere e lavorare sulle loro cose, le pubblicano e spammano tutti i gruppi per racimolare lettori.
Non ne vendono uno.
Perchè nei gruppi ci sono scrittori, che non comprano, se non per farti un piacere, editori piccoli, che se potessero ti incenerirebbero, e nessun lettore, stanco dello spam.
Avete mai frequentato i gruppi facebook di scrittori?
 Io ho navigato in molti e, a parte uno in cui mi trovo bene, perchè gli scrittori chiacchierano, gli altri, che ho lasciato, erano pieni di spam.
E basta.
Copertine postate tre o quattro volte, pezzi di libro chiaramente non editato, editori che spammano e, se scrivi delle gioie del self-publishing, scrivono posts ambigui, come "Gioie? Ma se lo sanno tutti che il self-publishing è l'ultima spiaggia di chi non trova un editore!"
Non è così.
Gli amanti del VIP catching andavano in Sardegna, ma questo non faceva di loro dei VIP, né della Sardegna un posto frivolo.
La Sardegna è la Sardegna e se piace il paesaggio si va per quello.
Così il self-publishing, che permette a chiunque di pubblicare, non è uno schifo perchè alcuni pseudoscrittori, che sono lì nella speranza di diventare VIP, pubblicano senza la voglia di lavorare, editare, sfrangersi le palle con l'editing, per avere un prodotto che parli alla gente.
Quindi no, il self non è l'ultima spiaggia, ma un posto dove, se hai costanza, lavori.
Le grandi case editrici non leggono tutto, a volte basta una lettera di presentazione fatta male e il vostro manoscritto è nel cesso.
Le piccole case editrici ti danno la stessa possibilità, se non minore, di diventare qualcuno, ma sfrangono le palle parecchio a noi indies.
Così noi andiamo nel self-publishing per poter lavorare.
Si chiama imprenditorialità.
E come tutti gli imprenditori, bisogna lavorarci sodo.
Non postare venti volte la copertinas del tuo libro.
Provate i gruppi, postate threads di discussione sulla scrittura e se nessuno risponde: via da lì.
Quindi andate su Goodreads, lì sono davvero lettori e autori seri, motivati, critici.
Se su Goodreads vi criticano, ascoltateli, perchè se gli piacete, avete scritto qualcosa di buono.
E quando frequentate i gruppi, per l'amor del cielo parlate! Interagite! Chiacchierate!
Se qualcuno venisse a casa vostra e, senza salutare, vi dicesse che vende orologi, non li comprereste da lui.
Ma se è un vostro amico, lo dite ai vostri amici, magari un paio li comprate.
Fate amicizie, chiedete gentilmente consigli.
Noi scrittori adoriamo dare consigli.
Su Facebook e Goodreads, c'è un profilo, dove tutti potranno andare a vedere, se li interessate, chi siete e cosa avete scritto, blogs e libri. Tenete il vostro profilo curato, con tutte le notizie.
Se vogliono, comprano, leggono, scivolano via.
Ma non postate le vostre cose, come se la vostra personalità non importasse a nessuno.
Fatevi conoscere come persone, come autori deve venirgli voglia di scoprirvi...