venerdì 12 settembre 2014

SONO DEPRESSO


Oggi voglio parlare di depressione.
Lo so, ne parlano tutti, ma raramente riusciamo a spiegare cosa si prova.
J.K. Rowlings, la 'mamma' di Harry Potter, dice che i personaggi inquietanti della sua saga li ha presi dai fantasmi che agitavano la sua mente durante la depressione. Fu ricoverata dopo un divorzio, la disoccupazione e la povertà e un trasferimento prima in Portogallo, poi di nuovo in Inghilterra.
A un certo punto, disse, semplicemente smise di lottare e affogò.
Harry Potter piace così tanto perchè succede quello che tutti noi desideriamo, quando siamo depressi: vedere magicamente risolversi tutto.
Ma noi non possiamo.
Siamo stati forti, siamo stati dei guerrieri, ma alla fine è durata troppo, o è stata troppo dura, e noi ci siamo stancati e invece del riposo del gladiatore, ci aspetta una valle buia e solitaria, da dove nessuno ci viene a riprendere.
Sentiamo che i nostri figli, i nostri compagni, persino le nostre passioni, sono di là da un muro, non ci interessa più guardare oltre, vogliamo solo che tutto finisca.
E nessuno ci è utile, almeno nel momento più buio della depressione.
Se la depressione è diventata clinica, dobbiamo affidarci ai medici, ma se la prendiamo in tempo, quando ancora non fa male, oppure se stiamo uscendo ma anche se la stiamo curando, io ho trovato grande aiuto nella meditazione.
Lo yoga, il QiGong e la meditazione rilassano, muovono energie che aiutano la chimica del nostro corpo a ritrovare l'armonia persa.
Sì, perchè la depressione altera la nostra chimica emotiva, oltre che fisica e noi dobbiamo prenderci carico del nostro corpo.
Si è ammalato, ci chiede aiuto, ci sta dicendo di fermarci a pensare.
Un errore che facciamo tutti è quello di volerla fuggire, come si fugge un mostro, come si fugge un nemico.
Invece, un giorno un frate mi disse "Quando sei depresso, stai passeggiando con Dio"
Io non avevo la fortuna di avere qualcuno a cui importasse, allora, e cominciai per forza e per inerzia, a passeggiare con Dio.
Gli esseri umani, dopo un pò, tendono a stancarsi dei giri concentrici che noi depressi facciamo, quel nostro rimuginare, tornare sui pensieri, non uscirne.
Dio no.
E così presi a raccontargli tutti i miei affanni, a occhi chiusi, sentendomi ridicola e tenendo le mani sulle ginocchia e il dito indice e pollice uniti, che faceva tanto buddista.
Passarono i giorni, passarono le settimane e un giorno, aprii gli occhi e l'aria non era più così nera.
Qualche giorno dopo, al momento di aprire gli occhi notai che il mio paese era bello, con il sole e la primavera.
Ma come, mi dicevo, io ho solo lamentato una vita mediocre, la mia autostima scarsa, gli altri che non mi capiscono...
Poi cominciarono i miracoli quando gli occhi erano ancora chiusi.
Presi a ricordare le cose belle della vita: prima una, poi due e via via sempre di più.
E quei dieci minuti al giorno divennero quindici, poi venti e poi una mezz'ora.
Tornavo a quando ero stata felice, cercavo di ricordare com'era.
Qualche settimana dopo mi scoprii a pregare, durante la meditazione, a chiedere a Dio di darmi le cose che avevo perso, di aggiustarmi i giocattoli rotti, come dice de Mello.
E qualcosa fece: mi sentii meglio, partii per l'America e vissi due anni stupendi. Non ho mai smesso di meditare, di pregare, di lamentarmi con Dio e di ricordare le cose belle.
Ma ho smesso di credere che la depressione è un male nero.
Perchè io, che l'ho avuta, ho scoperto che la depressione è un campanello del cuore, che mi diceva che non potevo andare avanti, che dovevo fermarmi.
E io l'ho fatto.
Ho guardato dentro di me, nell'abisso della disperazione, senza giudicarmi.
Senza dirmi che ero stupida, che ero malata, che dovevo guarire.
Mi sono fermata ad ascoltarmi: ascoltarmi mentre mi dicevo fallita.
Ascoltarmi mentre mi dicevo sfortunata.
Mentre mi dicevo il mondo è cattivo.
Dicevo che non valevo niente.
Io ero arrabbiata.
Arrabbiata con la vita.
Con la morte.
Con l'ignoto.
Perchè non li capivo.
E ho scoperto che non sono da capire.
Che per quanto tutto sia brutto, passa.
Ho scoperto che niente viene per caso, che sono parte di un universo grandioso a cui devo la vita e a cui posso dare un contributo.
Ho guardato nell'abisso e sono tornata.
E potete farlo tutti.


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