martedì 16 settembre 2014

DALLE NOVE ALLE CINQUE

Ieri, mentre aspettavo di essere ricevuta da un manager, sento la receptionist dire al telefono "Senti, io provo, ma ho paura che mi risponderanno male" e concludere poi, dopo aver 'provato' "come ti dicevo, mi hanno detto che non gliene frega niente e di andare a..."
Questa telefonata mi ricorda molto un episodio che mi è accaduto con un cliente, mentre lavoravo come interprete.
Avevo una domanda urgente da fare e il filtro tra me e il cliente mi aveva avvertito nel medesimo modo
"Senti, riformula meglio la richiesta, perchè se vado da lui con questa mi manda a zappare le ortiche nel suo orto"
Tutti noi co alziamo presto, chi meglio chi peggio, e lasciamo un letto che vorremmo ancora per andare a farci una doccia, metterci in ordine e uscire. Qualcuno di noi prende l'auto, altri i mezzi pubblci, pochi a piedi, e raggiungiamo il nostro lavoro, da dove ce ne andremo dopo otto ore.
Torneremo a una casa che vedremo la sera, stanchi, mangeremo, guarderemo un pò di tv, qualche sera cenetta fuori, ma raramente, controlleremo le bollette e poi andremo a dormire, in un letto da cui riemergeremo il giorno dopo.
Passiamo la maggior parte della nostra giornata al lavoro, non con le nostre famiglie, con la persona che amiamo, ma al lavoro.
Luogo in cui dobbiamo sottostare al malumore dei capi, al ritmo di una società che non rispetta più l'uomo da tanto, tanto tempo, per spendere la maggior parte del nostro stipendio in tasse e servizi per una vita decente.
Che non abbiamo perchè i nostri luoghi di lavoro sono diventati covi di serpi e gente stressata e depressa e arrabbiata.
Tutti noi.
Come mai?
Perchè abbiamo fatto del lavoro un obbligo senza ragione.
Quando dico che sono disoccupata, non ci crederete, ma la frase più frequente è "Beata te!", subito seguita da uno sguardo come quello del cane scoperto a fare pip+ sul tappeto e da scuse farfugliate in fretta.
Sono pochi quelli che amano il proprio lavoro e anche loro sono rovinati dalla convivenza con colleghi ormai irritanti, stressati, violenti verbalmente.
Certo, il consiglio che adesso vi aspetterete è "Cosa possiamo fare noi? Cominciare ad essere gentili"
Invece no.
Dobbiamo, quando un collega è maleducato, rispondergli
"Io non permetto a nessuno di rivolgersi a me con quel tono"
Certo, direte voi, ecco perchè sei disoccupata.
No.
Sono disoccupata perchè ho cinquant'anni.
Finchè ho lavorato ho cercato di essere gentile, cordiale, fare buon viso a cattivo gioco.
Invece di ottenere il mio posto, ho ottenuto una depressione dolorosissima a causa del mobbing di un ufficio del mio paese, che vorrei tanto nominare se fosse legalmente possibile, ufficio che non ho avuto la forza di denunciare, per portargli via quei magri guadagni che lo hanno portato, negli anni, ad essere indagato, ridotto, chiuso e riorganizzato.
Perchè erano stressati.
Perchè erano cattivi.
Quando sono riemersa dal male che mi avevano fatto, perchè a volte è proprio colpa degli altri, ho capito che a nessuno deve essere permesso di trattarci male, con condiscendenza, con arroganza.
Vuoi licenziarmi?
Fai pure.
Ma non mi spezzerai, non mi farai credere che non valgo niente solo perchè tu lo credi di te stesso.
Nessun lavoro vale la nostra dignità.
Non permettete a nessuno di calpestarla, per nessuna cifra.
Non permettete a nessuno di farvi diventare prostitute di autostima, vendendo il vostro sano orgoglio per tenervi un posto che vi verrà levato comunque, se a qualcuno va bene così.
Non serve far volare i computers, come fece un mio amico (peraltro ancora lavorante nel medesimo ufficio, ma con molto più rispetto) ne serve offendere.
Basta volersi bene.
Basta dire a chi non se ne vuole "Cambia tono con me, perchè questo non ci porta a niente"
Tutto quello che l'altro vomiterà dopo sarà addosso a lui.
E se sarete licenziati, o costretti a farlo, sappiate che l'avrebbero fatto comunque.
Io fui lasciata a casa da quell'ufficio perchè non scaltra abbastanza per nascondere gli ammanchi, cifre che poi portarono chi mi aveva tagliato davanti a un giudice.
Troverete chi vi dirà che non siete umile abbastanza, che un lavoro bisogna tenerselo stretto ecc...ecc..
Io l'avevo fatto e ne sono uscita a pezzi.
Non date mai per scontato che chi comanda ha il diritto di umiliare, pagarti poco, sfogare le sue ansie su di te.
O sarai responsabile di tutti quelli che, per mobbing, si ammalano.


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