giovedì 11 settembre 2014

DIVERSAMENTE

Nella Sua grande fantasia, Dio mi ha messo, in questi giorni, in un gruppo che si occupa dei poveri.
E' vero, sembro essere l'unica che sa cosa vuol dire ricevere la carità, quella vera, che sostiene.
Anche io ero orgogliosa.
Anche io ero diffidente.
Anche io ero polemica.
Anche io non capivo come non si potesse trovare il modo di pagarsi i conti.
Poi la crisi, i miei politici e persone che hanno rubato i soldi alla mia famiglia me lo hanno spiegato.
E ho imparato che la diffidenza si può trasformare in scaltrezza.
In fondo lo dice pure Gesù e sappiamo bene che se ne intende di anime: candidi come colombe e scaltri come serpi.
E ho adottato questa filosofia anche nell'aiuto ai poveri.
Ci sono e ci saranno sempre gli indolenti, gli approfittatori, tant'è vero che la patria dell'efficienza, la Scandinavia, prevede un fisso mensile a chi decide di stare a casa, per stare con i figli, per fare un lavoro che gli piace.
L'individuo sa che avrà al massimo il sostentamento, ma non l'impegno di un vero lavoro.
Insomma, sceglie come vivere.
Il povero non l'ha scelto.
Il povero, al massimo, si è trovato in un ingranaggio di povertà e depressione da cui non è uscito più.
E sembra querulo.
E sembra lamentoso.
Noioso.
E falso.
E, sopratutto, straniero.
Per noi è molto importante questa parola: straniero, uno che ha portato i mali del mondo, perchè la mia razza, il mio sangue, la gente che conosco, loro non possono aver fatto questo scempio di un Paese che era latte e miele.
Certo se ci dovessimo occupare solo dei nostri poveri, che sono già tanti, ci sarebbero più risorse.
Ma la carità non è fatta di etnie.
Certo se tutti fossimo ricchi, se ci fosse la pace nel mondo, se non ci fossero più carestie...
Se il mondo fosse più giusto.
Ma cosa fa questo mondo un mondo quasi invivibile?
Avete mai pensato cosa hanno in comune tutte le storture del mondo che incontriamo?
Pensateci.
Noi.
Ci siamo dentro tutti.
Papa Francesco dice che non fare il bene che si può è un gran male.
E se quello che puoi fare tu è solo non pensare male?
Se quello che puoi fare tu è solo dire "Io non amo fare carità allo straniero. Bene. Questo è un mio pensiero e forse non la farò"
Senza farlo diventare un pensiero collettivo.
Perchè non lo è.
Tutti abbiamo i nostri pensieri, le nostre convinzioni, ma non metterle mai in discussione non è umano.
Ci fa diventare dei robots.
Lo straniero non è un nemico, è solo uno che ha deciso che voleva provare a vivere da noi.
E non ci è riuscito.
Come capita a tanti di noi.
Il povero non preferisce chiedere la carità, toglietevelo dalla testa.
Potete continuare a pensarlo.
Ma non è la verità.
Potete continuare a scegliere a chi fare la carità, o a non farla.
Avete dalla vostra un Dio che non conta quante volte e quanto date.
Quando Gesù vede la vedova dare gli ultimi due denari e dice che quella sì aveva fatto la carità, si riferiva a questo: fede, amore e tutti i sentimenti che, se non coltiviamo, appassiscono.
Si riferiva al bene che vi fate quando rompete il guscio che vi isola dagli altri.
Facebook è pieno di gente che cerca amore, scatena odio, mente.
Perchè ci siamo dimenticati di come si ama.
Amare perchè si è soli la sera non è amare.
Cercare compagnia perchè " cosa vuoi, alla mia età cosa speri di trovare?" non è amare.
Accettare l'altro.
Capire che l'altro vuole essere felice come lo voglio io.
Considerare che se io non metto in discussione i miei pensieri e sono pronto a cambiarli, l'altro sarà sempre un demone.
Questo è amare.
Cercare di andare d'accordo finchè non torneremo tutti a casa.
E vedrete quanto amore invade le vostre case vuote la sera.
Quanto amore inonda la vostra vita di cinquanta, sessanta, settant'anni.
L'amore costa eccome, non è gratis.
Costa uno sforzo enorme, che io ho fatto e vi garantisco ne vale la pena.

Dobbiamo ammettere che il Paradiso è uno.
Con una grande, unica, bellissima porta.

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