sabato 22 novembre 2014

IL CUORE DI VEROLA

Sono nata e vissuta a Verolanuova, con un'interruzione giovanile adulta, per via di scuole e matrimonio, poi l'America.
Per anni, come una filastrocca e a volte come battuta, ho sentito i miei genitori e i loro amici scherzare sul carattere basso-bresciano del mio paese, quella rugosità longobarda che ci fa 'litigare' con Verolavecchia.
"Il nonno" raccontava mio padre "diceva sempre: stai attento, se guardi bene, quelli di Verolavecchia ti guardano per prima cosa le scarpe"
E io notai, da allora, che in effetti lo sguardo si abbassava un istante, in quelli di Verolavecchia, per guardare quelle che, negli anni 60, definivano se avevi fatto soldi o no.
Mio padre amava profondamente Verolanuova e il suo paese non lo ha ricambiato sempre, ma al suo funerale, i suoi ex operai piangevano, nonostante il suo carattere rugoso e fumino.
Sono cresciuta pensando che il mio paese fosse di ghiaccio, con gli occhi fissi sull'Ocean e il denaro.
Per anni, non ho fatto che scappare dal mio paese, sicura che la solidarietà e l'amore li avrei trovati fuori di qui, una spina nel cuore di mio padre, che voleva che amassi la mia terra, ma io ero convinta che fosse arida, senza frutto.
Poi, un giorno mia sorella venne a trovarmi, da Imola; stava passando un brutto periodo e scoprii che le sue ex compagne di scuola le si erano fatte intorno per consolarla, proteggerla dalla vita e rincuorarla.
Fu la prima volta che mi meravigliai: ma come, mi dicevo, sono verolesi, dove è stato questo cuore tutti questi anni?
Poi scrissi questo blog, in cui dicevo che avevo delle difficoltà.
E dal niente, sono emersi tanti fari nella notte, tante mani protese.
Mi sono commossa e ho gridato al mondo, letteralmente, quanto è grande Verolanuova.
L'ho detto a un amico giornalista americano, che ha raccontato di noi nel suo giornale, di questo paese solidale che adotta una compaesana, di come gli italiani affrontano la crisi con il cuore in mano.
L'ho raccontato a un giornalista italiano, che ha pubblicato sulla pagina facebook la mia esperienza, ricevendo migliaia di likes.
Questa è Verolanuova, che io non conoscevo perchè il mio paese non conosceva me.
Chiusa nel mio cercare un posto nel mondo.
Verola è grande, Verola ha un cuore che io conosc.
E' ora che venga fuori la vera natura di questo paese, quella dei pronipoti degli amici di Paola Gambara, quella gente che sapeva ricevere la carità e riconoscere il bene.
Il bene che si fa nella vita dura nei secoli: io stessa ho distribuito il pane che un generoso fornaio aveva regalato per i poveri, nelle stanze della casa della beata Paola.
Era quello che avrebbe voluto, lei che lo faceva qui e a Bene.
Verola deve essere conosciuta per quello che è: un paese che si stringe in comunità, che sa ascoltare.
Basta con le battute su come siamo freddi, non è vero.
Basta sui miti di come siamo longobardicamente testardi. non è vero.
Siamo tenaci.
Siamo tosti.
Ma abbiamo un cuore che funziona.
E non vogliamo che le maldicenze e il malumore dirigano i nostri passi.
I paesi, si sa, covano sempre queste cose, le chiacchiere, le stoltezze di alcuni: noi le abbattiamo, generosi con la debolezza umana, ma di pietra nel lasciare che questa ci diriga e ci identifichi.
Un giorno a Brescia, presentando il mio libro, mi hanno fatto due domande a cui ho risposto così:
Ma siamo sicuri che un reparto ospedaliero sia così empatico?
L'empatia si dona, per riceverla e sì, credo sia possibile.
Non sempre, ci sono giorni in cui l'atmosfera è carica di dolore e stress.
Allora la nostra empatia di pazienti sta nell'accettarlo.
Ma la Bassa non è terra di silenzi e egoismo?
La Bassa è terra di lavoro e nebbia, di conquista e afa e quello che siamo diventati è un popolo che non ha bisogno di smancerie, ma che sorride quando c'è da sorridere e scava quando c'è da scavare.
Il giorno dopo, mi ha raccontato l'amico che mi aveva invitato a parlare a un'associazione culturale, che fa gite locali, la nostra terra è stata subissata di richieste di visite.
L'empatia è una qualità che si moltiplica, la rozzezza d'animo non ha scampo.
Verola vincerà e chi non è capace di empatia dovrà stare a guardare e imparare..
O resteranno soli.

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