domenica 23 novembre 2014

AVEVO FAME E MI HAI DATO DA MANGIARE

Qualche giorno fa, il Papa ha sottolineato un aspetto della carità che pochi guardano: ha posto l'attenzione sulla qualità del cibo che diamo ai poveri, sulla qualità della vita che potremmo dare e non diamo.
Trovandomi dalla parte opposta della barricata, è stato per me importante che il Papa abbia dato voce alla domanda che mi pongo e ci poniamo noi poveri davanti alle istituzioni che si occupano di noi: ma voi, questa roba, la mangereste?
Le istituzioni potrebbero dare il cibo che mangiano i loro impiegati, i loro sostenitori, lo stesso cibo che i miei amici mi regalano con cuore sincero, cibo a volte comprato, a volte personalmente cucinato, cioè cibo buono, di qualità, nutriente.
Non cibo scadente.
Non parlo delle sottomarche, di cui spesso fanno uso anche le famiglie che fanno la spesa personalmente.
Ma di quel cibo davvero scadente, con etichette illeggibili perchè in lingue non europee, destinato, proprio perchè scadente, a paesi in cui le leggi di tollerabilità della qualità del cibo sono molto elastiche.
Il fresco poi, ne ho fatto esperienza diretta, è quasi marcio, quando ancora mangiabile non davvero una delizia al palato e tutto ha una frase che mi son sentita dire da uno dei condottieri dei magazzini del cibo gratis "Se han fame mangian quello che c'è"
Questa frase me la diceva mia madre, quando non gradivo la verdura o qualche piatto, che magari non le era riuscito bene.
La differenza era che vivevo in una famiglia benestante, in un mondo benestante, dove ci si permetteva di scegliere secondo il gusto.
Al di là del fatto che credo sia sacrosanto che un povero debba scegliere secondo il gusto, dare cibo scadente ai poveri li mette nella condizione di star male, di avere difficoltà fisiche e di non ricevere i nutrienti che fanno di un corpo un corpo efficiente.
Di povertà si muore.
Ci si ammala di più, ci si deprime di più e ci si spegne.
I ricchi muoiono di malattie che i poveri non conoscono.
Ma i poveri muoiono di malattie che potrebbero essere evitate con una minima attenzione e garbo da parte di chi se ne occupa.
E parlo delle istituzioni.
Anche grandi.
Istituzioni lasciate ai singoli e ai loro pruriti, alle loro meschinità.
Chi dice quella frase non sa cosa sia la fame, se non per aver cercato una dieta che non è riuscito a mantenere.
Il Papa ha ripreso questo peccato e ha ribadito di non approfittare dei poveri, perchè saremo giudicati.
Una battuta che gira negli ambienti "occupati di un povero e ci camperai tutta la vita" deve uscire dalle istituzioni cattoliche e cristiane, per dare spazio a una carità vera, che si chiama condivisione.
Condividere quello che abbiamo in tavola, condividere una speranza per un domani migliore, dire a tutti che la vita cambia e diventa più bella, prima o poi.
Vedere le istituzioni che chiamano a testimone Gesù o i santi dirmi che sono un rifiuto della società porterà loro a vivere una vita meschina, mentre noi poveri erediteremo il regno dei cieli.
Perchè?
Perchè non abbiamo fatto male a nessuno.

Nessun commento:

Posta un commento