giovedì 19 giugno 2014

ROCK INHIBITORS



La cura del glaucoma è agli inizi, pare.
Si sa poco di questa malattia e molti ricercatori stanno studiando nuovi metodi per salvare i nostri occhi da questa sconosciuta degenerazione che oggi affligge l’80% del mondo.
La cura che potrebbe essere presto a disposizione è quella con i ROCK inhibitors, nome inglese perché la stanno studiando, come sempre, gli americani.
Il medico americano che mi racconta entusiasta le sue ricerche si ferma sul: trabecular meshwork, che anche se mi fa un disegnino, capisce che non so cosa sia.
Me lo spiega e un po’ lo capisco, ma poi mi consiglia di chiederlo al mio oculista.
Che me lo spiega.
Quello che so, dottore, è che io il collirio non so metterlo, quindi già che ci siete, perché non lo fate spray?
Anzi, me lo da un collirio spray?
“C’è” mi dice contento “ma non per la sua patologia”
Ecco.
La mia è una battaglia silenziosa con il mio collirio da mesi.
Guardo l’occhio allo specchio, prendo decisa il flaconcino bianco e blu, che sembra un gadget dei bagni Luisa di Riccione, manca una conchiglia appesa e ti viene voglia di mare.
E adesso come faccio a guardare su e centrare l’occhio?
Infatti lo verso fuori.
Daccapo.
Ma, dottore, l’ha letto lei il bugiardino del mio collirio?
Secondo lei, cosa si fumano prima di scriverlo?
Glielo racconto.
Versare una goccia e una sola nell’occhio, tirando l’angolo interno verso di sé.
Verso chi?
Io sono da tutte e due le parti dell’occhio, sono sé medesimo in entrambe le direzioni.
Io, credo come molti, l’angolo interno ce l’ho attaccato al naso….
Dove tiro?
Evitare qualunque inavvertita fuoruscita ed assorbimento del liquido in parti corporee non idonee.
Ma veramente dite?
Sono dalle parti del viso, che parte non idonea avete in mente?
Innominabile?
Ma è molto più giù.
Occludere il sacco lacrimale.
Dove ho un sacco io?
Per evitare la deglutizione del liquido.
Ah ecco, questa me l’ha detta il mio oculista.
“A volte può sentire un sapore metallico, dovuto al fatto che un po’ va in gola.”
Dal sacco che non ho occluso.
Ma vede, dottore, come occludo che due mani le ho impegnate, una a tirare l’angolo e l’altra a tenere il flaconcino?
E comunque, ragazzi del bugiardino, il mio dottore in tre parole mi ha definito il problema, voi avete un disturbo della personalità.
Ma poi, cosa succede se una parte non idonea se lo beve?
No, perché se succede qualcosa voglio saperlo.
Un giorno, anni fa, il mio primo optometrista, uomo serio e gelido, alla mia accorata cronaca di come il giorno prima avessi perso la lente a contatto nell’occhio, vi prego non chiedetemi i particolari, e come l’avessi miracolosamente recuperata, evitando di andare al pronto soccorso a farmi deridere, aveva detto.
“Oh, ma se deglutiva fortemente per due o tre volte, l’avrebbe ingoiata”
E al mio sguardo attonito, seguito da un meravigliato “Ma davvero?” aveva riso.
Per la prima volta.
Insomma, dottore, cosa succede se me lo, diciamo, bevo?
“Vede degli omini verdi”
L’oculista americano, nel salutarmi, mi aveva detto:
“Mi raccomando, non faccia l’ok chiudendo l’occhio sano”
Ci deve essere qualcosa negli oculisti e nel ramo che li fa diventare ironici.
Ecco perché le nostre prossime medicine si chiameranno ROCK.
Si divertono.

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