lunedì 2 giugno 2014

Ho scritto un libro

Ho scritto un libro sulla mia esperienza come paziente a oculistica. L'ho fatto di getto, pensando che non sarebbe uscito dall'ambito ospedaliero e sarebbe rimasto un ringraziamento a chi mi aveva curato molto più che gli occhi.
Invece, questa cronaca, a volte divertente e a volte accorata, del mio ruolo di paziente è diventata popolare anche tra le associazioni pazienti oculistici e tra le persone sane che, almeno quelle che mi hanno scritto, sono andate a farsi controllare la vista dopo aver letto la mia storia.
Sì, perchè io ho scherzato, vedi il capitolo "Rock Inhibitors", ho parlato d'amore e di cecità, ma ho voluto dire a tutti che il glaucoma è pericoloso solo se non lo si cura.
Come ho fatto io.
E il perchè è nel libro.
Il mio oculista, che ha la pazienza di un santo e l'ironia di Crozza, si è ormai abituato a questa paziente che gli fa domande eccentriche e filosofiche.
"Dottore, perchè i potenti della Terra ci avvelenano?"
Il dott Federico Pelliccioli, così si chiama il mio oculista e ve lo consiglio perchè è davvero bravo, credo si sia dotato di un anestetico un pò più forte del solito, che sfodera quando vado io.
Scherzi a parte, l'anestetico è stata la nostra prima discussione, vinta da lui che la sa lunga e non mi avrebbe mai misurato la pressione dell'occhio senza anestetico, come gli avevo chiesto di fare per il terrore che mi lega ai farmaci.
Adesso potrebbe versarmi anche la Fanta negli occhi che lo lascerei fare, ma all'inizio avevo paura.
Poi, man mano che facevo esami e verifiche, mi sono accorta che le malattie degli occhi e i macchinari di oculistica sono molto simili alle malattie dell'anima e alle soluzioni per essere più felici.
Basta un pò di empatia, una gentilezza che scalda il cuore, e un'anima in pena, come ero io, guarisce.
Nella vita ho girato il mondo, conosciuto tante persone, ma non ho mai imparato a perderle.
Cerco di mantenere i contatti con amici che non vedo più da anni, che vivono in altri continenti, perchè quello che mi spaventa di più, nella vita, è perdere le persone, non vederle più.
Buffo vero? 
E pensare che ci vedo da un occhio solo, perchè il glaucoma si è preso il mio occhio sinistro, mentre io rimandavo di anno in anno la visita oculistica.
Faccio regali, mando emails, quando mi innamoro catalogo tutto nell'amicizia, perchè credo che l'amicizia non muoia mai, mentre l'amore sì.
Almeno a me è sempre morto, come le piantine che ti regalano a Natale.
Le innaffi, le metti un pò di qui e un pò di là, pensando che sia la ffinestra sbagliata, invece loro si piegano e se ne vanno.
Resta il vaso.
A me restano i regalini, qualche maglione e la solita amica che si dispiace che sono sola, che lei non capisce come mai non esci con quel bravo ragazzo, ce n'è sempre uno, e tu dici che vuoi l'amore vero.
Vero.
Invece a te capitano finti.
Ma sembrano veri.
Così chiudi un occhio.
Io l'ho fatto letteralmente.
Se chiudo l'occhio sano, vedo il mio oculista solo negli occhi, anzi un occhio e un orecchio.
Brutta cosa, perchè il mio oculista è un gran bell'oculista, ma ho deciso che, già che ci sono, è così che sceglierò gli uomini d'ora in poi.
Cosa?
Oculisti?
No!
Il mio oculista sarà il mio oculista per sempre, parlo di guardarli solo negli occhi.
Anzi, nell'occhio e nell'orecchio.
L'occhio non mente e l'orecchio non parla.
E' perfetto. 
 

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