martedì 5 agosto 2014

GUIDAMI TU

Quando ho scoperto il glaucoma, mi sono trovata, per due giorni, quasi totalmente cieca. Come descrivo nel libro, fino al momento in cui l'infermiera mise la benda sull'occhio sano, non mi ero mai accorta di non vederci quasi più dall'occhio sinistro.
Certo ogni tanto facevo 'le prove', chiudendo un occhio e controllando la nube che si addensava nel mio occhio, ma lo riaprivo subito, tornando a vederci  e allontanando lo spettro della cecità.
Ma quel giorno, accadde una cosa che cambiò la mia prospettiva della vita: quanto è giusto farcela da soli e quanto è giusto farsi aiutare?
Come nel caso del mio 'giochino' con gli occhi, valutare a che punto si è sarebbe già un buon inizio.
Ma poi....chi ci dice quando è giusto chiedere aiuto senza sembrare queruli, o approfittatori?
Negli anni della povertà, ho spesso trovato difficile applicare una formula che non mi facesse, in un modo o nell'altro, sembrare una delle due cose.
Ci sono stati giorni in cui non riuscivo a staccarmi dal pensiero di avere 5 euro in tasca e il frigo vuoto, insieme ai termosifoni spenti e le bollette accumulate.
Gli amici che mi aiutavano, che Dio li benedica, si dimenticavano che si mangia ogni giorno e che una spesa non dura settimane, nemmeno da sola.
Pochi, in Italia, soffrono la fame, ma ci sono e chi non ha provato non conosce il mondo del non poter comprare cibo sano e desiderare, per poi cedere, dolci o leccornie.
Dovevo dirlo.
Specificare.
E diventa umiliante.
Ci sono poi le bollette, che a volte si pagano e a volte no.
Quando ho dovuto chiedere aiuto, mi sono sentita come quel giorno a Oculistica, quando l'infermiera mi ha accompagnato verso le scale.
Anche lei, all'inizio, pensava esagerassi, pur essendo di un reparto avvezzo ai non vedenti.
Quando ha capito che non cercavo pietà, ma le scale, è subito intervenuta.
Quando è giusto cercare aiuto?
E' giusto essere sempre pronti ad aiutare? E' giusto avere un posto dove sappiamo ci aiuteranno sempre, senza giudicarci?
I poveri sono affranti, sono vinti da qualcosa che conoscono solo loro.
E a volte si lasciano andare.
Ma noi dobbiamo aiutarli anche in questo: come occhi malati che possono tornare a vedere, come la benda che io levai tre giorni dopo e mi fu restituita l'indipendenza.
L'unione fa la forza, la solidarietà rende la vista ai ciechi.
Questo, forse, voleva dire Gesù, quando diceva che noi avremmo potuto fare cose anche più grandi delle sue, se solo avessimo fede.
Noi abbiamo un potere grande: l'empatia, con cui rendere felice un amico triste, sfamare un amico povero, consolare un amico malato.
Si tratta solo di allargare questa parola a tutti.
Abbiamo 5000 amici su facebook, possiamo avere un paese, un quartiere intero nel nostro cuore.
Un euro al mese, per sempre, farà la differenza quando siamo 5000, 8000, 10000 e permetterà al povero di smettere di decidere se è ora di chiedere o digiunare.
Aprirà tutti e due gli occhi e camminerà, magari cambiando vita, magari ritrovando la vogli
a di vivere.
Pensiamo ai poveri, quando abbiamo un pò di tempo, perchè a loro Dio ha dato il compito ingrato di testare la nostra solidarietà.
Avrebbe potuto succedere a noi.

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