Mentre
aspetto di entrare alla visita, guardo il cartellone che pubblicizza gli
occhiali.
Sapete
come si fa: si legge tutto venti volte, si guardano le figure trenta volte e,
alla fine, quel cartellone è come il cassetto della tua cucina, dove se il
mestolo si è infilato tra le forchette e i coltelli, tu lo trovi lo stesso.
Ci
sono i prezzi e ci sono sorrisi con sopra gli occhiali.
Io
non ho cambiato più gli occhiali da quella volta che, avendo un lavoro ben
pagato, me ne sono fatta un paio per colore, perché ero stanca di scordarmi o
gli occhiali da sole, o gli occhiali da giorno di pioggia o quelli da sono
miope ma carina.
Allora
decisi di farmi un paio di occhiali da sono miope ma carina per ogni colore.
Dopo,
la vita mi ha impoverito finanziariamente, ma si è accanita sui miei occhi e
così oggi quegli occhiali sono tutti da cambiare.
Trovo
sempre qualcuno che mi dice
“Ma
che cavolo di occhiali fuori moda”
E
io sorrido.
“No,
sono a goccia, un ever green”
Oppure
mi dicono che quella montatura non mi sta bene e quando vedono che non
rispondo, pensano che sono presuntuosa.
Certo
ne fanno di montature belle, ma diamine le lenti costano…un occhio e io uno ne
ho!
Chissà
perché costano così, due pezzetti di vetro flesso; come le lenti a contatto,
che in passato costavano come una mercedes benz.
In
fondo, mi dico, a che mi servono gli occhiali se non ho i soldi per
l’assicurazione dell’auto, a piedi dove vado vado, non faccio mica male a
nessuno se ci vedo poco.
Sorrido,
tra me e me, ma sono triste.
Ho
cercato di far capire alle persone con cui collaboro nel mio paese, un gruppo
che si occupa di aiutare i più sfortunati, che se noi riuscissimo a dare,
tutti, un euro per i più poveri, solo nel nostro paese di 8000 abitanti ci
sarebbero 8000 euro di carità da usare.
8000
euro da dare a chi è meno fortunato per farlo vivere meglio.
“Eh..ma
poi li usano male, li scialano”
Richiesta
la definizione di scialano, rispondono che…..hanno visto dei poveri che
facevano colazione al bar.
E
che compravano la coca cola al supermercato.
Ma
se tu hai dato un euro, quello che paghi per pagare una bolletta a cui hanno
già aggiunto l’iva e che paghi a un impiegato che già prende lo stipendio per
fare, di mestiere, quello a cui paghi le bollette, a te…cosa te ne frega cosa
ci fanno con il tuo euro i poveri?
E’
questione di principio, rispondono.
Va
bene.
Cominciamo
dal principio.
Povero.
Con
l’ansia di pagare le bollette.
E
mangiare.
E
vedere tante cose che non ti puoi permettere.
Come
gli occhiali e il dentista.
Come
un telefono che ti tiene connesso a tutti.
Come
un caffe’ al bar.
Ti
regalano il cibo e tu una cosa l’hai a posto.
Anzi,
te ne avanzano, un giorno.
E
ti prendi il caffe’.
Vuoi
cominciare dal principio?
Prova.
Povero.
Con
l’ansia di pagare le bollette.
E
mangiare.
Adesso
vai alla fine.
E
ti prendi un caffe’.
Questa
è carità.
Hai
dato al povero, meno fortunato, una piccola fortuna.
Non
ti senti già meglio, rispetto al principio?
Se
tuo figlio sciala la paghetta, tu non gli levi il mangiare, ne la paghetta, ma
gli insegni a usare meglio il denaro.
Secondo
uno studio americano, non è vero che i ricchi sono ricchi perché sono
parsimoniosi e una causa di povertà è la prodigalità, ma anzi è il contrario: i
ricchi tendono ad accumulare e i poveri, quando possono, a disperdere.
Il
senso del denaro ai figli si insegna dando loro del denaro che loro stessi
vedono sparire, rendendosi conto che in 20 euro ci stanno due pizze, non sette.
Al
figlio che non ha mai soldi, che chiede continuamente, nasce un disturbo che
confonde il valore del denaro: cosa ci fai con venti euro?
Caspita…due
pizze.
E
le compra anche se non gli servono.
Il
povero è privato di ciò che noi, comunemente, valutiamo svago, considerandolo
normale e, al massimo, un’indecisione se usufruirne o no.
Provate
a pensare a tutte le volte che salite in macchina: scendete e vedete come
sarebbe se doveste andare a piedi.
Al
supermercato.
A
portare i bambini a scuola, poi a karate e a danza.
Uscire
la sera con l’amore della vostra vita.
E
adesso pensate se l’amore della vostra vita sta a dieci km da voi: cosa gli
dite la quarta volta che vi dice di andare voi da lui?
Ce
n’è di che aver bisogno di una pausa caffè, non trovate?
La
prima volta che ho fatto il campo visivo, il mio medico di famiglia si era
dimenticato di scrivere un numerino e io dovevo pagare.
Se
non fosse stato per una mia amica, avrei dovuto tornare la settimana dopo,
perché non avevo i soldi.
Guardo
il gran numero di pazienti seduti ad aspettare e alcuni di loro sono
evidentemente poveri, lo vedi dagli abiti e dall’aria dimessa.
Ci
lamentiamo per le mancanze negli ospedali, ma dimentichiamo che le persone come
me possono curarsi perché tutto quello che si fa è gratis.
Il
mio dottore e le sue collaboratrici sono gentili e mi fanno sedere per
visitarmi, mi danno l’anestetico e mi visitano.
Non
mi fanno stare in piedi perché è una
questione di principio, non è che perché è gratis ti devi mettere comodo.
Non
mi lanciano il collirio e mi dicono di mettermelo perché loro non sono mica lì
a servire me.
Mi
trattano bene.
Mi
curano.
Li
pagano uguale e la loro vita non cambia.
E
allora, se lo fanno loro, perché non possiamo farlo noi, dando gentilmente un
po’ del nostro denaro, un po’ del nostro tempo, per curare gli altri, farli
sentire che anche loro si meritano il meglio?
“Dottore,
non crede che tutti possiamo cambiare il mondo, se siamo gentili?”
“Ma
se non ho ancora parlato!” risponde ridendo
Hmmm….perchè
si allarma?
Aveva
in mente qualcosa?
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