martedì 3 febbraio 2015

CHIEDIMI SE SONO FELICE

Così titolava un film di qualche anno fa.
Il film era comico, ma io, non so perchè, provai una profonda tristezza quando sentii quelle parole.
Ho visto molta gente, anche persone a cui voglio bene, schiacciate dal peso di quella frase, nella loro vita: chiedimi se sono felice.
Ti prego, fallo.
Persone che non sanno più come farti sapere quanto stanno bene.
Quando la gente mi compatisce perchè non ho un uomo, le prime quattro volte sorrido, poi mi parte la giustificazione.
So che è stupido, ma mi sento in dovere di chiarire che non sto male, che aspetto l'amore ma non soffro ecc, ecc, ecc.
Ma, in realtà, mi addolora che qualcuno mi compatisca.
Vorrei che sapesse che non è la solitudine romantica a farmi soffrire, ma questo bisogno di mostrare che sono felice.
Per esistere.
Per essere accettata.
Per tutti è lo stesso.
Sappiamo tutti che una famiglia non è sinonimo di felicità, ci sono tante insidie.
E allora via con le manifestazioni di amore, gioia e siamo felici come il primo giorno.
La povertà mi ha dato una ironica tranquillità: nessuno è povero e felice, al limite povero ma bello, ma non felice.
Non devo fingere che va bene così, non lo fanno neanche i cristiani, loro al limite dicono che il denaro corrompe e altre cose, ma in realtà non sono felici.
E allora non ho bisogno di dire che la povertà ha le sue gioie.
Non le ha.
Ma siccome la solitudine le ha, come la compagnia, quando minano la mia autostima con la pietà per la mia condizione io sento il bisogno di illuminare la parte bella.
In realtà, quello che mi ferisce è questa condizione triste di non essere in contatto con l'altro se non attraverso la gioia.
Abbiamo paura che, una volta condivisa la tristezza, gli altri se ne vadano.
Ci sono due categorie di persone: quelle che godranno a vederti infelice e quelli che si rimboccheranno le maniche per aiutarti.
La bella notizia è che quelli che godranno non li vedrai e non li sentirai, se ne staranno tra loro a ridere forse di te, a sentirsi meglio perchè la loro insoddisfazione non è più unica.
Ma gli altri ti tireranno su, ti diranno che anche loro hanno sofferto.
E non parlo delle sofferenze che ormai sono platealmente accettate, quei dolori della vita che ci accomunano, che è nobile provare.
Parlo di quei giorni tristi, perchè il marito non è più come una volta, perchè la moglie non ti capisce, perchè i figli ti danno problemi.
Insieme alle tavolate felici su facebook, alle candeline con i cuoricini nei posts che mettiamo su facebook, abbiamo tutti fardelli da portare, candele che si spengono e discussioni che si accendono.
Dietro alle foto di viaggi e feste abbiamo tutti momenti di solitudine, giorni in cui ci chiediamo se siamo felici.
E se la risposta è no, postiamo una foto felice in più su facebook.
Invece perchè non inauguriamo una nuova era di solidarietà?
Non giudicarmi da cosa provo o non provo, non pensare che se posto una foto felice con i miei figli sono felice tutto il giorno.
Pensami come sei tu, a volte incavolato, a volte triste che piangi alla pubblicità progresso.
Io ieri ho pianto vedendo un piccolo di camera di una nave che scoppiava a piangere perchè, a Boss in incognito, il capo lo promuoveva a garzone di camera.
Che semplicità, che essere umano meraviglioso, che piange di gioia per un lavoro che per lui è un regalo!
Ho pianto per tutte le volte che io mi lamento, che vorrei di più, che vorrei quello che non ho.
Ho pianto perchè nessuno mi crede se dico che il giorno più bello della mia vita è stato domenica scorsa quando, da sola, senza un pensiero al mondo, sono stata in pigiama ad ascoltare musica.
Sembra finto.
Sembra una giustificazione.
Ma io dico anche quando piango per quell'uomo che amo e non mi vuole.
Quando mi dicono che a cinquantanni sarò sola perchè noi donne a cinquantanni non ci vogliono più, io sono triste perchè ho paura che sia vero.
Non mi interessa quanto si nasconde dietro le candeline e i cuoricini dei posts di facebook.
Non abbiate paura, gente.
Non abbiate vergogna, gente.
Tutti abbiamo un laccio intorno al cuore.
Chiedimi se sono felice.
Te lo dirò senza menzogne.


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