mercoledì 1 luglio 2015

AUNG SAN SUU KYI E IL SUO CORAGGIO

Questa mattina, pensavo al coraggio, all'eroismo, a come ci si trova in situazioni dove ci vuole forza e non si può scappare.
Subito mi è venuta in mente Aung San Suu Kyi, perchè ho sempre ammirato la forza con cui ha affrontato il suo isolamento, la morte del marito a migliaia di chilometri, senza poterlo sentire se non sporadicamente e per poco, durante la malattia.
Mi sono chiesta se chi si trova in situazioni estreme le affronterebbe, potendo decidere prima.
Intendo prima che accadano: prima di restare bloccati da un governo ostile, prima di diventare un target per la camorra, come Saviano, insomma: saremmo eroi potendo scegliere?
E così, subito dopo la grande eroina del Myanmar, ho pensato a una signora che conosco, che sta affrontando la malattia del figlio di 24 anni.
E a un'altra che il figlio l'ha perso, preso da una malattia.
E credo che tutti abbiamo la forza di sopravvivere a situazioni estreme, che chiedono coraggio.
Tutti andremmo ricordati con lo stesso, devoto, stupore.
Oggi voglio celebrare, insieme al coraggio di Aung San Suu Kyi, quello di tutte quelle persone che hanno visto spegnersi qualcuno che amavano più della loro vita, che vedono la tavola apparecchiata per i loro figli e non hanno da mangiare, che vedono la guerra e mettono un figlio piccolo su un barcone che mandano verso l'ignoto.
La vita non dovrebbe creare eroi: la vita dovrebbe essere bella, difficile forse, ma bella.
E non c'è niente di cui andare fieri, se una donna affronta un isolamento di decenni, o un uomo come Mandela 27 anni di prigione, per un'idea.
Non c'è niente da festeggiare se un essere umano affronta il dolore, la paura, l'umiliazione, perchè la forza che mettiamo nell'ammirare l'eroe, va spesa per fare di questo mondo un mondo migliore.
E non vi ingannino le battaglie di questi giorni, i matrimoni gay che fanno esultare, le decapitazioni e le sparatorie sulle spiagge che fanno inorridire, perchè la nostra battaglia dovrebbe essere per non odiare l'altro, per non crederci superiori per un'idea invece di un'altra.
Un mondo migliore non avrebbe eroi, non avrebbe San Suu Kyi e non avrebbe la mia amica che piange un figlio, morto perchè chi governa la Terra l'ha inquinata e ci fa morire quasi tutti di tumore.
Mentre ci commuoviamo, e credetemi quando dico che ho pianto vedendo il film sulle vite di Mandela e Suu Kyi, gridando al cielo come mai ha permesso tale ferocia; ma mentre mi commuovo
, io lotto per un mondo migliore, un mondo dove forse il mio carattere fumino aggredisce spesso, ma chiede scusa; un mondo dove io non so da che parte cominciare, ma chiedo agli altri.
Un mondo dove non ci saranno più eroi perchè non servono.

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